SPECIALE BUDDY MOVIE
Quasi amici
Esordio cinematografico per l’allora 21enne Eddie Murphy (dopo l’esplosione al Saturday Night Live), 48 ore rilancia altresì la carriera di Nick Nolte, arenatasi fra gli Abissi (1977) di Peter Yates e i Guerrieri dell’inferno (1978) di Karel Reisz.
Il piano è semplice e scaltro: cavalcare l’onda dei buddy movie polizieschi in auge negli eighties – introdotti da Starsky & Hutch e consacrati da The Blues Brothers – giocando sugli stereotipi dello sbirro e del bandito, costretti a conoscersi e a collaborare fino al raggiungimento di una solida quanto inaspettata amicizia. Amicizia virile, sia chiaro, perché se c’è una caratteristica fondante del sottogenere hollywoodiano dei nemici/amici è quella di essere due maschi alfa che inevitabilmente vogliono dominare l’uno sull’altro. 48 ore inizia come un action muscolare tout court, con un’evasione sanguinosa e la caccia ad una vecchia refurtiva. Occorre aspettare lo scoccare del 24° minuto per osservare lo spavaldo debutto di Murphy, che in carcere canta Roxanne dei Police in falsetto e immediatamente buca lo schermo, senza neppure aver pronunciato una battuta. Il suo ingresso in scena permette anche di meglio inquadrare il lavoro del regista Walter Hill, che strizza l’occhio ai cliché e al contempo li sabota dall’interno portandoci nei territori della commedia d’azione. Un lavoro di raffinatezza stilistica – che per Murphy darà il la alla saga Beverly Hills Cop – alternato a sequenze e battute di grana grossa: “Jack, me la racconti una favola?”, “Vaffanculo”, “Questa me la raccontava sempre mia madre”. Contribuiscono alla buona resa finale alcune intuizioni che divengono familiari col passare dei minuti: il vestito Armani da mille dollari con cui il protagonista esce di prigione; la risata, che resterà marchio di fabbrica del personaggio (soprattutto nella versione italiana, grazie a Tonino Accolla); la colonna sonora molto boogie e molto blues, necessaria per tenere alto il ritmo delle scorribande metropolitane del dinamico duo. Quella che ha portato al risultato miracoloso dell’equilibrio sembra una miscela eterogenea nata dal caos, ma così non è, perché col senno di poi leggere il nome di Joel Silver nelle vesti di produttore assume un significato ben chiaro: 48 ore è la prova generale per un filone dedicato ai buddy movie che va da Arma letale al primo Die Hard, da Sherlock Holmes a The Nice Guys. Che il successivo Ancora 48 ore (1990) sia stato fallimentare non è che l’ovvia conseguenza di un progetto studiato a tavolino: superato il prototipo Murphy-Nolte (legato per sua natura agli anni ’80), lo step successivo è stata la produzione in serie di nuove coppie più “contemporanee”, si tratti di Mel Gibson-Danny Glover o di Bruce Willis-Samuel L. Jackson.
48 ore [48 Hrs., USA 1982] REGIA Walter Hill.
CAST Eddie Murphy, Nick Nolte, Annette O’Toole, James Remar, Jonathan Banks.
SCENEGGIATURA Roger Spottiswoode, Walter Hill, Larry Gross, Steven E. de Souza. FOTOGRAFIA Ric Waite. MUSICHE James Horner.
Azione/Commedia/Poliziesco, durata 93 minuti.