Di padre in figlia
È più o meno appurato che Oui “O-Ei” Katsushika, figlia di Katsushika “Tetsuzo” Hokusai, il celebre pittore della Grande Onda di Kanagawa e di altre centinaia di opere, sia stata collaboratrice attiva del padre e a sua volta pittrice, esperta nell’illustrazione di figure femminili.
Sulla base di questo dato storico Miss Hokusai racconta un frammento della vita di O-Ei, che nella Edo del 1814 abita con il suo celebre padre, ne sopporta le stranezze e ne condivide il modo di vivere anticonformista, lontano dall’abitazione della madre e moglie, in uno spazio ristretto e disordinato, totalmente improntato alla creazione artistica. Qui il Maestro lavora, oltre che in compagnia della figlia, assieme a un cane e un buffo allievo perdigiorno, poco talentuoso e compagno di bevute, in uno strano equilibrio dominato dalla schiettezza del confronto e delle opinioni. Nonostante l’ingombrante figura paterna, O-Ei vive e si muove liberamente, cerca l’ispirazione dove preferisce, accetta la superiorità paterna così come i suoi commenti e insegnamenti privi di filtri edulcoranti. È rappresentata con un broncio perenne, non di tristezza o superiorità, ma di apparente distacco dal mondo, che tuttavia osserva attentamente dalle strade e dai ponti di Edo. La naturalezza con cui O-Ei vive al di fuori delle convenzioni dà uno spaccato inedito della società della Edo del 1814, tra kabuki, fiere e bordelli frequentati sia da uomini che da donne, presieduti da meravigliose cortigiane, alcune delle quali investite di peculiarità magiche. È nella curiosità nei confronti del magico e dell’insolito, nella loro ricerca e comprensione, che si sviulppa l’arte di Hokusai, e nella cui scia procede anche O-Ei. Tuttavia Miss Hokusai non è una storia di emulazione impossibile, né di hybris disattesa: anche le note più amare sono stemperate dal sincretismo tra quotidianità e presenze fantasmatiche, cui molta della migliore animazione giapponese ci ha abituati, e che qui è naturalmente alla base dell’espressione artistica. Non c’è spazio per toni tragici nemmeno nel racconto potenzialmente straziante del rapporto difficle di Hokusai con la figlia minore non vedente O-Nao, tenuta a distanza in quanto simbolo di tutto ciò che il Maestro teme di più, la malattia e la debolezza; è ancora O-Ei che fa da traduttrice di colori ed esperienze per O-Nao, rivelando una gioia di vivere che controbilancia la dedizione totale all’arte paterna. Miss Hokusai non è dunque una biografia, quanto una porzione ben delimitata di tempo e spazio stemperata da una costante e riuscita leggerezza, ora ironica, ora tenera, ora venata di humour grafico tipicamente manga, alla codificazione del quale lo stesso Hokusai ha contribuito in modo determinante con la sua raccolta Hokusai Manga.
Miss Hokusai [Sarusuberi: Miss Hokusai, Giappone 2015] REGIA Keiichi Hara.
CAST (VOCI ORIGINALI) Anne Watanabe, Yutaka Matsushige, Gaku Hamada, Kengo Kora.
SCENEGGIATURA Miho Maruo. MUSICHE Harumi Fuki, Yo Tsuji.
Animazione, durata 90 minuti.