La principessa e il ranocchio
Il premio David di Donatello per il Miglior Cortometraggio è stato vinto da Bellissima di Alessandro Capitani, fiaba iperrealista interamente ambientata nei bagni maschili di una discoteca campana e capace di tratteggiare la codardia e la mediocrità di un personaggio e di un ambiente senza ricorrere al didascalismo e all’impegno più dichiarato.
Il corto usa infatti l’arma – appunto – della fiaba moderna e dell’apologo sentimentale, sfiorando il grottesco e giocando con luci, ambienti, caratteri e “intonazioni dialettali” che rimandano a Gomorra, capovolgendone però il senso e l’utilizzo pur arrivando alla stessa conclusione “antropologica”, elemento che è uno dei maggiori pregi del film. Veronica è una ragazza che secondo i canoni di bellezza più radicati non è esattamente avvenente. Disperata per motivi di cuore si chiude in un bagno maschile per piangere e sfogarsi liberamente. Nella toilette accanto entra un ragazzo che, attirato dai pianti provenienti dal bagno confinante, vuole scatenare il suo istinto di predatore e seduttore del sabato sera. Fino alla sorpresa finale, dove entra in scena un altro avventore, involontario testimone uditivo del dialogo tra i due. Bellissima gioca le carte su due tavoli: è il racconto del dialogo tra i due, esaltato dall’ottima prova dei protagonisti (Giusy Lodi e Emanuele Vicorito, entrambi straordinari nella loro recitazione apparentemente naturalista), e soprattutto è un ottimo esempio di utilizzo degli spazi e delle loro geometrie. Il muro che separa le due toilette diventa così la “quarta parete” intorno alla quale si svolge il campo e controcampo con cui i due si “incontrano” e si avvicinano. È una quarta parete che, negando ai personaggi lo sguardo sull’altro, alimenta la loro illusione e i loro desideri: per lui un’altra sera da leone, per lei l’idea di poter piacere. E pare anche suggerire la differente caratura interiore dei due: non è un caso che l’unica inquadratura che racchiude entrambi è nel momento in cui i due paiono più vicini e in maggiore sintonia e la fiaba sembra avviarsi verso un convenzionale lieto fine. Il lavoro sullo sguardo continua nel finale, grazie all’uso delle soggettive della protagonista (anche in questo caso, non propriamente naturaliste, come dimostra il ralenti che sottolinea la tensione emotiva): nonostante non ci sia più il muro a negare la visione, lo sguardo si conferma però illusorio e mendace. È in questo modo che la codarda mediocrità del personaggio maschile, e quindi dell’ambiente che rappresenta, viene sottolineata con efficacia; senza però condannare lei alla beffa e alla sconfitta umiliante, perché questa volta lo sguardo porta un’inedita e sorprendente speranza. D’altronde, siamo pur sempre in una fiaba.
Bellissima [Italia 2015] REGIA Alessandro Capitani.
CAST Giusy Lodi, Emanuele Vicorito, Antonio Orefice, Gennaro Cuomo, Sabrina Zazzaro.
SCENEGGIATURA Alessandro Capitani, Pina Turco. FOTOGRAFIA Luca Nervegna. MUSICHE Aron Chupa, Peter Vercampt.
Commedia/Drammatico, durata 11 minuti.