SPECIALE IL CINEMA SI RACCONTA
Aridità o eloquenza?
“Directed by John Ford”, quasi 150 film concludono i titoli di testa su queste parole, l’ultimo marchio, l’ultima nota, prima che lo spettacolo cominci. Ford per molti anni è stato l’America, per tutti gli spettatori all’estero un suo film voleva dire avventura e libertà, virilità e onore, sogno e realtà, voleva dire verità. Ma se nei cinema italiani ed europei la risposta del pubblico era il fascino, per i cittadini statunitensi Ford era l’identità, le radici cui ciascuno poteva ricondursi.
Peter Bogdanovich, prima di diventare lui stesso regista era noto per la sua intensa carriera di spettatore e di critico e John Ford era per lui uno dei motivi più forti e costanti della sua bruciante passione. Lo aveva già incontrato ed intervistato nel 1963 e nel 1967, completando anche un libro intervista, che ebbe un discreto successo al tempo. Ma cos’è un’intervista a John Ford? Quando nel 1971 l’American Film Institute commissionò a Bogdanovich un documentario su Ford, Peter tornò ad intervistarlo, stavolta con macchina da presa e tecnici al seguito, nel “suo” luogo, la Monument Valley che sembra essere stata creata per i suoi film e attraverso i suoi film. Le domande di Bogdanovich sono precise e intelligenti, le risposte di Ford sono impulsi impudici, sequenze di «yes», «no», «mmh» concluse da un «cut» che spegne, assieme alla luce proiettata sul suo volto, ogni speranza di cavare un ragno dal buco. Ma con Ford bisogna andare oltre, come ogni suo film, all’apparenza semplice, non lo è affatto, così una simile intervista, all’apparenza inutile, non è un muro contro muro ma un’intensa contraddizione. I suoi film sono la sua voce, quella che viso a viso è aridità tagliente, indisciplinata sintesi e beffarda graniticità nei sui film diventa eloquenza visiva e grandiosa comunicatività. Oltre quella di Ford le testimonianze qui raccolte vengono da molte figure cardine del cinema USA, i suoi attori principali James Stewart, John Wayne e Henry Fonda e l’attrice del suo periodo d’oro Maureen O’Hara, i registi con cui gli Stati Uniti si sarebbero identificati dopo di lui, Scorsese, Spielberg e Eastwood, e, aggiunta nella versione allungata del 2006, una registrazione audio, fatta di nascosto, di un dialogo tra Ford e Katharine Hepburn, legati da un profondo affetto. L’indagine di Bogdanovich mescola analisi critica sui film, valutazione del personaggio Ford pubblico e privato, constatazione dell’eredità enorme da lui lasciata all’arte cinematografica. Forse a causa di questo il documentario sembra tirare da troppe parti, senza scegliere una direzione. Ma l’effetto, più che di una freccia scoccata a caso è quello di una macchia d’olio: i film che portano tra i titoli la scritta “Directed by John Ford” hanno influenzato ogni cosa e se se ne vogliono ritrovare le tracce bisogna cercare ovunque, fissando in ogni direzione.
Directed by John Ford [id., USA 1971/2006] REGIA Peter Bogdanovich.
CAST John Ford, John Wayne, James Stewart, Henry Fonda, Orson Welles.
SOGGETTO Peter Bogdanovich. FOTOGRAFIA László Kovács, Brick Marquard, David Sammons. MUSICHE Gaylord Carter.
Documentario, durata 99/110 minuti.