Sepolti vivi
The 33 è un film tratto da una storia vera. La stessa che il premio Pulitzer Hector Tobar ha raccontato nel libro La montagna del tuono e del dolore. La vicenda dei 33 minatori cileni, che per quasi due mesi e mezzo restarono sepolti vivi a mezzo miglio sottoterra, è uno di quei casi in cui la realtà supera l’immaginazione.
La messicana Patricia Riggen la traspone in un film che ripercorre l’escalation del calvario sofferto sopra e sotto la superficie: quello dei lavoratori tormentati dalla fame, dalla mancanza di luce e dalle alte temperature, e quello dei familiari attanagliati dall’incertezza sulla sorte dei propri cari, messi alla prova dalla lentezza della politica e dalla difficoltà effettiva dell’operazione di soccorso. Il risultato è un film ibrido tra l’intento di denuncia e il romanzo a lieto fine, che alla scelta del found footage sposa il protagonismo di Antonio Banderas nei panni del leader del gruppo, Mario Sepùlveda, e di Juliette Binoche (ma si era pensato a Jennifer Lopez) in quelli dell’agguerrita sorella di uno dei minatori. La sua riuscita è dovuta soprattutto a una sceneggiatura perfettamente strutturata, capace di restituire i momenti salienti di una vicenda protratta così a lungo, tessendo un solido equilibrio tra storie personali e dinamiche socio-politiche. Al microcosmo coatto e sotterraneo del rifugio in cui i minatori sono intrappolati, soffocato nell’oscurità della miniera, densa di umori e tensioni intestine, fa da contrappunto l’ampio orizzonte del deserto, illuminato da un sole abbacinante e dalla contrapposizione tra istituzioni e famiglie, inizialmente separate da un’emblematica recinzione. Politica, interessi socio-economici e mezzi di comunicazione entrano in gioco in un teatro dell’assurdo che solo nelle prime fasi ricorda quello, ben più salace, del No Man’s Land di Tanović, per poi addomesticarsi nel sodalizio tra i familiari dei minatori e il giovane ministro Lawrence Golborne, sinceramente determinato a soccorrerli. La riflessione più stimolante resta allora quella sui media: dal ruolo decisivo delle televisioni, cassa di risonanza della vicenda e fatidica vetrina per il governo, alla sproporzione tra la realtà drammatica e claustrofobica dei minatori e la dimensione spettacolare che l’accaduto assume in superficie, fino al paradosso di una casa editrice che chiede il contratto per un libro al minatore ancora intrappolato. Uno scarto tra piani di esistenza, quello sotterraneo e quello esposto, quello concreto e quello virtuale, in cui un pezzo di carta terroso attaccato a una trivella significa “siamo vivi” e una comunicazione audio-video sugli schermi di tutto il mondo non è comunque garanzia di salvezza.
The 33 [id., Cile/Colombia 2015] REGIA Patricia Riggen.
CAST Antonio Banderas, Juliette Binoche, Rodrigo Santoro, Lou Diamond Phillips, James Brolin.
SCENEGGIATURA Mikko Alanne, Craig Borten, Michael Thomas. FOTOGRAFIA Checco Varese. MUSICHE James Horner.
Drammatico, durata 120 minuti.