29° Torino Film Festival, 25 novembre – 3 dicembre 2011, Torino
Essere e tempo
“Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale”.
La trama è semplice, oppure no. C’è uno scrittorucolo di romanzi soprannaturali (“la versione sfigata di Stephen King”) in crisi. C’è un paesino della provincia americana con tutto il cotè horror gotico d’ordinanza: un campanile a sei facce dove gli orologi segnano sei tempi diversi, un vecchio albergo in rovina e (forse) stregato, uno sceriffo strambo che costruisce casette per uccelli. C’è una sanguinosa strage di bambini avvenuta in un passato non meglio identificato. Una comunità di giovani che forse fanno riti satanici, forse sono solo una versione cupa degli hippy. Ci sono i computer, il digitale, il 3D. Ci sono i fantasmi e c’è Edgar Allan Poe. Non è facile da raccontare, Twixt, ultimo film di Francis Ford Coppola. Impreparati davanti all’assenza di ordinarietà, ci si attarda sulle caratteristiche tecniche (due sole brevi scene in 3D), sullo sperimentalismo della realizzazione (il montaggio riveduto e corretto in itinere dal regista dopo svariati confronti tramite iPad con spettatori casuali). Ed è curioso che sia così difficile da raccontare un film che, di base, vuole svelare, senza pudore, i meccanismi narrativi con cui si costruisce una storia. Partiamo dall’inizio: inquadrature magistrali e una voce fuoricampo (che in originale è quella di Tom Waits) che fornisce la più classica delle introduzioni. Ma poi, più o meno a metà, ci si chiede se quella voce fuoricampo non sia in verità la voce mentale dello scrittore, Hall Baltimore, e se quello che stiamo vedendo, sullo schermo, invece della genesi del suo nuovo romanzo, non sia il romanzo vero e proprio. Come nei suoi ultimi due lavori (Un’altra giovinezza e Segreti di famiglia), Coppola sembra abbandonarsi all’accumulo – di suggestioni, di citazioni, di simboli, di generi – costruendo impalcature spericolate e intricatissime, quando in realtà ci sta spiegando tutto, ce lo sta spiattellando sotto gli occhi, se solo non fossimo troppo accecati dalla sovrabbondanza per vedere davvero. Perdiamo la strada, insieme a Hall Baltimore, intrappolati nella necessità dell’analisi (qua un rimando a Dracula, là un riferimento al passato cormaniano del regista; ecco, qui c’è una straziante rimessa in scena della morte prematura del figlio di Coppola, lì un parallelismo tra Edgar Allan Poe e Dante, laggiù una citazione di Méliès, qua Hitchcock, i film della Hammer, la letteratura ottocentesca, l’Espressionismo tedesco…) quando, forse, quel che dovremmo fare è, semplicemente, lasciarci travolgere dalla visionarietà delle ossessioni. Rassegnarci all’evidenza che, quando (quasi) tutto è stato scritto, mostrato, raccontato, le rassicuranti strutture categoriche cui siamo abituati diventano sterili, e allora è meglio farne a meno. Spazzarle via giocandoci, danzandoci attraverso, sotto la luce blu del plenilunio. Coppola ci dice se stesso, ci dice di un tutto strabordante e decadente che sfugge a ogni controllo di strutturalizzazione. Lo fa convivere, tutto insieme, in uno stesso luogo, come le sei facce temporali di quel campanile. E allora faremmo bene ad ascoltare i suoi rintocchi, con gli occhi bene aperti, scendendo di buon grado nei suoi inferi.
Twixt [Id., USA 2011] REGIA Francis Ford Coppola.
CAST Val Kilmer, Bruce Dern, Elle Fanning, Ben Chaplin, Alden Ehrenreich.
SCENEGGIATURA Francis Ford Coppola. FOTOGRAFIA Mihai Malaimare Jr. MUSICHE Dan Deacon, Osvaldo Golijov.
Horror/Thriller, durata 90 minuti.