33° Torino Film Festival, 20 – 28 novembre 2015, Torino
Perché papà, papà perché
Keeper dell’esordiente Guillaume Senez vince il Torino Film Festival 2015, dopo essere stato presentato a Locarno e a Toronto. Si tratta di un dramma molto realistico, di chiara influenza dardenniana: macchina da presa mobile, a spalla, che pedina i personaggi inquadrandoli spesso in primi o primissimi piani, oppure di spalle mentre camminano; tematica sociale affrontata con delicatezza e rispetto (una gravidanza indesiderata in una coppia di comunissimi quindicenni, Maxime e Mélanie, interpretati dai bravissimi Kacey Mottet Kline e Galatéa Bellugi); implacabile progressione narrativa; grande attenzione alla direzione degli attori, che offrono performance di ottimo livello.
Difetto evidente del film è la monodimensionalità del personaggio della madre di Mélanie, eccessivamente cinica e cattiva, senza nemmeno un momento di umanità, ma si tratta di un personaggio secondario. Keeper, infatti, è consacrato quasi esclusivamente ai due protagonisti minorenni e, nella prima parte, ne esalta il lato romantico adolescenziale, con le numerose scene di baci, i momenti di unione (al luna park, per esempio) e i sogni di ricchezza, i dialoghi scherzosi (i due non si dicono “ti amo”, ma si rivolgono l’un l’altra un affettuoso “ti detesto”). Mel e Max sono così legati che, mentre lei si trova in un istituto per ragazze incinte, anche lui è in ritiro con la sua squadra di calcio: la simmetria tra le due situazioni di prigionia è lampante. Finché l’intesa tra i due giovanissimi si incrina. Nella coppia, Mélanie si dimostra piuttosto passiva e indecisa, non sa mai bene cosa fare e prende tutte le sue decisioni, anche quelle più importanti, assecondando il parere di Maxime. Tra i due, è Maxime quello più intenzionato a tenere il bambino. “È una cosa che abbiamo fatto insieme”, dice. A giudicare anche dal numero di scene in cui compare da solo, sovente con musica di sottofondo (quando è in treno e torna da Mel, dopo un temporaneo allontanamento, ascoltiamo una cover di Wonderful Life di Black: il ritornello fa, non a caso, “No need to run and hide”) e dal fatto che è dotato anche di una vita propria e di aspirazioni professionali, pur sacrificate, al di fuori della relazione con Mélanie, Maxime sembra prevalere, a livello di focalizzazione e approfondimento psicologico, su Mélanie, che invece è meno interessante e che ha soltanto qualche momento di ribellione, peraltro non risolutivo. Il finale non consolatorio, in cui finalmente vediamo il neonato Lucas tra le braccia dell’impacciato Maxime, conferma che Keeper non è tanto la storia di una giovane madre, quanto la rappresentazione per immagini dello spaesamento psicologico di un individuo che è già diventato papà, ma non è ancora uomo.
Keeper [id., Belgio/Svizzera/Francia 2015] REGIA Guillaume Senez.
CAST Kacey Mottet Kline, Galatéa Bellugi, Laetitia Dosch, Catherine Salée, Sam Louwyck.
SCENEGGIATURA David Lambert, Guillaume Senez. FOTOGRAFIA Denis Jutzeler. MONTAGGIO Julie Brenta.
Drammatico, durata 95 minuti.