Basta che funzioni
In un’ideale mappa della serialità cinematografica, oltre a Guerre stellari e a Kieslowski, dovremmo senz’altro mettere Woody Allen. Si dice da più parti che Allen racconti sempre la stessa storia: un maschio bianco altoborghese in crisi, sospeso tra illusioni, sogni, aspirazioni e la dura realtà della vita e dei sentimenti umani.
Ma possiamo anche vederla così: ogni film di Woody Allen (perlomeno quelli degli ultimi dieci o quindici anni) è un episodio di una serie antologica. Dopo la sigla – titoli di testa bianco su nero, sempre lo stesso font, melodia jazz – siamo pronti a scoprire quale variazione sul tema ci ha cucinato questa volta il vecchio signore di New York. In questi casi prevedibilità e sorpresa vanno a braccetto: quel che vogliamo è percorrere spazi riconoscibili e muoverci dentro territori noti, con qualche invenzione di trama e una spruzzata di battute fulminanti a movimentare il tutto. A volte, il soufflé, riesce ancora bene al vecchio Woody, come in questo Midnight in Paris. Che va a cercare a Parigi l’illusione di un passato denso e ricco di fermenti culturali (l’atmosfera dipinta brillantemente in tanti film tra i ferventi grattacieli della Grande Mela), ovviamente fotografa la città come se fosse New York e muove Owen Wilson come un burattino di se stesso. Tutto secondo aspettative, certo, ma il tocco leggero con cui Allen innesta la dimensione onirica e immaginifica dentro i confini della cartolina parigina rievoca alcune delle sue intuizioni migliori, come la continuità tra dentro e fuori schermo di La rosa purpurea del Cairo. E nonostante l’insisita ossessione per un passato dorato e illusorio, la conclusione è pacificatoria e volta al futuro, o meglio, al presente in cui il tempo ci costringe. Quel che colpisce, in questo nuovo episodio della saga alleniana, è un sottofondo inaspettatamente ottimista (un po’ come nel precedente Basta che funzioni), così distaccato dai capitoli più neri, anche quelli della storia recente (pensate al cinismo dilagante e disperato di Celebrity o Match Point). Il tono di commedia non sta tanto nelle gag o nei motti lapidari, quanto nell’occhio sornione con cui Allen guarda i suoi simili (e se stesso), americani ricchi, vuoti e, soprattutto, ciechi. Niente di nuovo, siamo d’accordo, ma lo spettatore della “serie”, che negli ultimi tempi si è inevitabilmente offuscata, troverà in Midnight in Paris una delle puntate migliori. Per sempre lontana da quelle gloriose dei 70 ma per gli appassionati funziona, e tanto basta.
Midnight in Paris [Id., USA 2011] REGIA Woody Allen.
CAST Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Léa Seydoux.
SCENEGGIATURA Woody Allen. FOTOGRAFIA Darius Khondji. MONTAGGIO Alisa Lepselter.
Commedia/Fantastico, durata 100 minuti.