Storia d’amore e di nostalgia…
Come fare per sciogliere i legacci della nostalgia? Farsi sommergere dalla commozione, innamorarsi di tutto ciò che è stato e crederci tanto da rimanerne intrappolato ogni notte, a mezzanotte.
Crogiolarsi nel sogno, scivolare in quel passato che ti scalda e ti rincuora e trovarvi in esso le risposte, perché quell’età tu l’hai amata, profondamente e ne “hai fatto parte”. Definirsi amico di Cole Porter, innamorarsi della bella e seducente amante di Picasso (la meravigliosa Marion Cotillard), seguire nelle scorribande Fitzgerald e consorte. Questa è la storia di Gil Pender/Owen Wilson – così simile al suo regista – sceneggiatore hollywoodiano, con velleità di romanziere e la futura moglie Inez/Rachel McAdams, che sono a Parigi, per una vacanza con i genitori di lei. Gil cerca ispirazione vagando per la città ma, a mezzanotte, si trova catapultato nei ruggenti anni 20. Questo è Midnight in Paris – scelto come film d’apertura all’ultimo Festival di Cannes e presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile -, il nuovo lavoro, con cast stellare, scritto e diretto da Woody Allen. Il nostro ci racconta un amore nostalgico, magico e passionale insieme, sia quando Gil passeggia per le vie, innamorato, stupito e turbato, vedendo che la sua Parigi già così bella alla luce del giorno, lo è ancor di più di notte, – riportandoci alla mente l’inizio di Manhattan – tra le luci dei lampioni, sia quando, al favolistico rintocco della mezzanotte, come un novello “Cenerentolo”, entra in una favola, salendo su una macchina d’epoca che lo raccoglie e accoglie, conducendolo nella sua âge d’or. Inizia così un progetto di svelamento di se stesso e disvelamento di ciò e di chi gli sta intorno, tra gli amici di sempre, da lui ammirati e invidiati, Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Picasso, Buñuel, Gertrude Stein, Dalì, Man Ray, che l’hanno accompagnato nella vita, tessendo parole meravigliose, nascoste nei libri sul comodino, mostrando terre sconosciute e universi paralleli con il cinema o con la fotografia. È la storia di un innamorato, ma anche un’opera sul mal di vivere – quello che ti prende quando hai una paura tale che non ti permette né di agire, né di scegliere e ti “lasci esistere” – e su quell’anelito di speranza, che dovrebbe alimentarti. Ma è anche un film sull’arte e sull’artista, sull’insensatezza della vita e sulla magia. Dopo non aver Incontra(to) l’uomo dei tuoi sogni, aver mal sopportato Vicky Christina (a) Barcelona, finalmente ritroverai la corrispondenza d’amorosi sensi con Woody, l’empatia di un tempo, e, come Gil, porrai domande e riceverai risposte, e, come lui, ti troverai nel “posto” perfetto.