40 MOSTRUOSI ANNI CON FANTOZZI
Il ragioniere che c’è in noi
“Tutto ciò che è umano è patetico. La segreta fonte dell’umorismo non è gioia ma dolore”: con queste parole Mark Twain coglie la profonda relazione tra comico e tragico. Proprio da tale connessione nasce uno dei personaggi più “mostruosi” del cinema italiano, pieno di tic e contratture: il ragionier Ugo Fantozzi.
Il personaggio è creato sulla carta e poi interpretato da Paolo Villaggio, maschera dalla straordinaria espressività intorno al quale si costruisce un’intera saga iniziata con Fantozzi, diretto da Luciano Salce nel 1975. In Fantozzi c’è, fisicamente e moralmente, l’italiano medio in cui, come dice Villaggio su l’Unità, tutti rivedono amici e parenti, ma mai se stessi. Appartiene alla maggioranza “pecoraia” perché non ha idee sue ma si veste con quelle degli altri e su di lui ricadono catastrofi e sfortune (la nuvola dell’impiegato, il cameriere maldestro che gli versa addosso tutte le vivande). Fantozzi è servile, grottesco e succube nei confronti dei potenti, tanto da essere invisibile. Il Nostro è “deforme” e difforme, rappresenta tutte quelle mediocrità che bagnano l’uomo comune, mostra punti deboli che ognuno di noi ha avvertito e esibisce velleità che non potrà soddisfare mai (la signorina Silvani). È talmente gentile (le pratiche svolte per la Silvani) e compiacente da diventare negazione dell’Uomo (dai potenti viene chiamato Fantocci, nomen omen, quando la signora Pina chiama in azienda per sapere dove sia il marito scomparso da 18 giorni nessuno lo conosce), prova una diffidente ripugnanza verso la moglie e la figlia Mariangela (non prende le sue difese di fronte ai capi in una tragica festa natalizia), vorrebbe aspirare a qualcosa di più ma non ce la fa (la vacanza a Courmayeur ne è testimone). Quella di Salce e Villaggio è una sagace e subdola critica di quegli anni – il ’68 è alle nostre spalle ed è alle porte il terrorismo − come dei nostri, che dimostra quanto spesso politica e società non siano state all’altezza dei loro compiti e cavalchino una mediocrità indifferenziata (ne è la prova il dialogo tra il Megadirettore e Fantozzi). Il regista e Villaggio ci danno il permesso di ridere, irridere e umiliare il povero ragioniere, con una comicità senza tempo e alla fine per piangere della sua terribile meschinità. Tutto questo perché sventure e avventure di Fantozzi sono così esasperate e iperboliche (l’arrivo in ufficio come un centometrista, la partita a tennis o quella a calcio) da farci esorcizzare i nostri mali e le nostre fatiche, fino al perdono della nostra vigliaccheria.
Fantozzi [Italia 1975] REGIA Luciano Salce.
CAST Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Giuseppe Anatrelli.
SCENEGGIATURA Paolo Villaggio, Luciano Salce, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi. FOTOGRAFIA Enrico Menczer. MUSICHE Fabio Frizzi.
Commedia, durata 108 minuti.