Strani, nuovi mondi
Rigettato dalla Fox che non ha ritenuto opportuno utilizzare quello che avrebbe dovuto essere l’episodio pilota per una serie tv completa per Netflix, Parallels ha subito il declassamento a film autoconclusivo che, con tutti i pro e i contro, ha reso l’avventura di tre ragazzi a cavallo di dimensioni parallele una storia monca e priva di una vera sceneggiatura di supporto.
Non è quindi solo un problema isolato di forma o contenuto ad aver rovinato l’esperimento fantascientifico per Netflix dell’esordiente Christopher Leone, quanto le (in)decisioni dei piani alti (la Fox) sull’immediata fruizione della pellicola. Certo, Parallels non brilla per intuizioni narrative, progressione climatica o semplici invenzioni sceniche – siamo del resto nel solito e abusato campo dei salti dimensionali – ma non è nemmeno quel clamoroso disastro annunciato. Anzi, il film parte pure bene, grazie ad un buon ritmo nella prima parte e a personaggi credibili alle prese con un palazzo magico che li catapulta, dopo una serie di indizi lasciati dal padre di due di loro, in una realtà in cui c’è stata una catastrofica guerra atomica. Quando i tre – Ronan, Beatrix e Harold – sono all’interno della fatiscente costruzione e scovano le tracce di possibili mondi alternativi come Terra 12, sembra di trovarci nell’universo distopico e folle di Mattatoio numero 5, con il suo carico di surrealtà da trauma post-apocalittico. Poi man mano che la storia prosegue, capiamo però di essere nell’ennesima trappola che mescola linee temporali alternative e nemici che spuntano copiosi pronti a puntare una pallottola in testa al primo arrivato prima di ascoltare una sola sillaba. Insomma, roba alla The One. E da lì in poi è un susseguirsi di ovvietà a iosa a cui si alternano improbabili piste per comprendere una trama che resterà, complice la natura ibrida dell’opera – film o episodio? – irrisolta e lacunosa in quasi tutti i suoi aspetti. Parallels ha un impianto narrativo confusionario, frutto di tempi registici troppo dilatati e di riprese televisive che smorzano i pur centellinati colpi di scena, ma si lascia comunque guardare senza troppe pretese, basta non avere aspettative troppo alte. La seconda parte del film, una volta che si è capito dove il regista vuole andare a parare, è più veloce e concede (pochi in verità) momenti di tensione in cui l’azione sembra prendere il sopravvento e la storia pare srotolarsi, chiara e concisa, come il continuum spazio temporale senza salti quantici. Ma non sarà così. Parallels è un po’ Sliders (ma quella almeno è stata una serie tv completa) e un po’ Coherence e nonostante gli sforzi non riesce mai ad elevarsi da dozzinale prodotto televisivo.
Parallels [id., USA 2015] REGIA Christopher Leone.
CAST Mark Hapka, Jessica Rothe, Eric Jungmann, Constance Wu, Yorgo Constantine.
SCENEGGIATURA Laura Harkcom, Christopher Leone. FOTOGRAFIA Bryce Forther. MUSICHE Corey Allen Jackson.
Fantascienza, durata 82 minuti.