Torino Film Festival, 25 novembre-3 dicembre 2011
Forza di vivere
In piena notte la radio da notizia che le truppe NATO hanno iniziato a bombardare Baghdad; ad ascoltare ci sono due giovani, Romeo e Juliet, abbracciati tra loro, e sdraiati sul letto in preda all’insonnia. Dopo un attimo di silenzio, lei sottolinea che “la guerra è dichiarata”.
La guerra in questione non è però quella contro Saddam e le sue armi di distruzione di massa: la lunga battaglia che il film racconta è contro la grave malattia che ha colpito il loro figlio Adam di due anni. Non solo: Romeo e Juliett combattono, oltre che per la vita del loro piccolo, per difendere il loro amore, la gioia di vivere, l’ottimismo, la fiducia, la speranza; insomma, per salvare loro stessi dall’enorme tempesta che rischia di travolgerli.Valérie Donzelli, regista, sceneggiatrice e interprete principale, ha raccontato un pezzo della sua vita: anche lei è stata colpita dalla tragedia, conclusa con il lieto fine, di un figlio gravemente malato (inoltre, Jérémie Elkaim, cosceneggiatore e interprete di Romeo, è anche il marito di Donzelli). La guerre est déclarée è quindi innanzitutto una testimonianza: l’autobiografia è rielaborata dall’uso di un tono favolistico, evidente fin dalla scelta di Romeo e Juliet come nomi dei protagonisti, e sostenuto da scelte come la voce narrante che ricorda un po’ quella del mondo di Amelie. Questo sembra portare la narrazione in un’atmosfera ariosa, soave, con la tragicità di ciò che viene raccontato filtrata da un’atmosfera quasi fiabesca. Ne esce così un film che è innanzitutto una carica di ottimismo, di vitalità irresistibile, di speranza contagiosa. Romeo e Juliet mostrano una forza d’animo enorme, così come il loro legame che, ogni volta che viene messo alla prova, appare sempre più invincibile. Quando lui si chiede perché proprio il loro figlio doveva essere colpito dalla malattia, lei risponde: “perché così la possiamo battere!”. È quindi un invito a farsi forza, a non soccombere sotto il peso del dramma, a battagliare senza sosta, senza che il film cada nella trappola dell’ottimismo ingenuo e fastidioso.
La consapevolezza narrativa e stilistica è evidente, e permette di gestire al meglio l’atmosfera e il tono scelti. A momenti di calma, maggiormente intimisti e psicologici, si alternano momenti di furore, sostenuti da un montaggio veloce e da una colonna sonora, fondamentale, che va da Vivaldi e Bach fino al cantautorato francese, a Morricone e all’hard rock, e che unisce la tradizione della Novelle Vague (soprattutto Truffaut) con una poetica da videoclip. Questi sono alcuni momenti chiave: dalla scatenata e disperata corsa della madre in attesa della diagnosi nei corridoi dell’ospedale, al momento in cui vengono avvisati i parenti più stretti. Ma sono anche i momenti in cui l’amore tra i due si rinnova e si ripresenta più forte: così vediamo corse in motorino, fughe al mare, giochi sulla neve, o serate al luna park. Particolarmente significativa è la scena in cui i due, poco dopo avere saputo la notizia, e al momento lontani, cantano la stessa canzone d’amore, e grazie ad una sovraimpressione sembrano guardarsi dritti negli occhi.
Nel suo radicale essere un inno alla vita, La guerre est déclarée si presenta come una delle visioni più preziose di questo festival torinese.