SPECIALE PIANETA ROSSO
Il pianeta dei rossi
Nel 1957, Roland Barthes, intento a parlare di marziani nel suo Miti d’oggi, scriveva: “Il mistero dei Dischi Volanti in un primo tempo è stato prettamente terrestre: si supponeva che il disco venisse dall’ignoto sovietico, da quel mondo privo di chiare intenzioni quanto un altro pianeta. E già questa forma del mito conteneva in germe il suo sviluppo planetario; perché se il disco da ordigno sovietico è diventato con tanta facilità ordigno marziano ciò si deve al fatto che la mitologia occidentale attribuisce al mondo comunista la stessa alterità di un pianeta”.
Pensiamo allora a cosa potrebbe succedere se fossero gli stessi sovietici ad aver a che fare con Marte. E lo potremmo fare, senza stare ad arrovellarci troppo la mente, guardando un film come Nebo zovyot dove una spedizione sovietica cerca appunto di raggiungere il tanto ambito pianeta rosso. Perché è logico che se i sovietici erano paragonati dagli occidentali ai marziani per la loro presupposta alterità, un viaggio verso il luogo simbolico-utopico del comunismo divenisse facilmente per i primi lo scopo principale di un’intera esistenza. La narrazione è infatti costruita su un sogno a occhi aperti, sulle aspirazioni di uno scienziato che, con l’aiuto emotivo di uno scrittore, riesce a immaginare quell’impossibile impresa. Ed è un’impresa dove la fantascienza è solo un pretesto per poter raccontare una storia di fratellanza tra i popoli, nella quale naturalmente i sovietici sono intelligenti e integri e gli americani stolti e un po’ corrotti. Ma la cosa veramente interessante è che questo messaggio non si configura come qualcosa di patetico o troppo moraleggiante. No, perché alla fine i rossi rinunciano al sogno per poter salvare anche chi crede in un mondo completamente opposto al loro (bellissima e nemmeno troppo ostentata la contrapposizione tra la New York sfavillante e ipertecnologica e la Mosca classicissima e ancora legata alle tradizioni) e sebbene tutto ciò abbia le sembianze di un messaggio puramente propagandistico, il risultato finale – per fortuna – non è completamente quello sperato. Nel 1962 Roger Corman e Fracis Ford Coppola ne realizzeranno una versione per il mercato statunitense dal titolo Battle Beyond the Sun, stravolgendone il montaggio e modificandone completamente il racconto, inserendo inoltre degli assurdi mostri a far da specchio per le allodole per il pubblico americano. Come a dire: la (ridicola) spettacolarizzazione a tutti i costi. Il problema è che anche il film di Karzhukov e Kozyr era, per quei tempi, spettacolare, ma soprattutto permeato da una strana ed equilibrata intelligenza. E forse è proprio ciò che gli americani gli hanno sempre invidiato.
Nebo zovyot [id., Unione Sovietica 1959] REGIA Mikhail Karzhukov, Aleksandr Kozyr.
CAST Ivan Pereverzev, Aleksandr Shvorin, Konstantin Bartashevich, Mikhail Belousov. SCENEGGIATURA Mikhail Karzhukov, Yevgeni Pomeshchikov, Aleksey Sazonov. FOTOGRAFIA Nikolai Kulchitsky. MUSICHE Yuli Meitus.
Fantascienza, durata 77 minuti.