Torino Film Festival, 25 novembre-3 dicembre 2011
Il giardino delle ragazze incinte
17 filles, in concorso al 29° TFF, racconta una storia vera: quella di diciassette studentesse di un liceo francese che, un giorno, si accordano per restare incinte più o meno contemporaneamente.
Come le coccinelle che, quell’estate, hanno invaso a fiotti la spiaggia, senza spiegazione, le adolescenti panciute si moltiplicano irrefrenabili, occupando con la loro presenza ingombrante e impossibile da ignorare gli spazi di un’impreparata quotidianità. Quanti modi ci sono per raccontare questa storia? Come sempre, come per qualsiasi storia, infiniti. Ma qui la materia è delicata, più fragile di un vetro ridicolmente sottile: si parla di crescita, trasformazione, esplorazione del corpo, affermazione di sé, costruzione d’identità. Si parla di adolescenza, di quel muro che si erge insormontabile tra teenager e adulti. Si parla di crisi, di noia, di povertà economica, sociale, spirituale. Si parla di molte cose e non si parla di niente, un po’ come nei contenitori pseudosociologici dei palinsesti televisivi pomeridiani. Le registe di 17 filles vorrebbero rifare Sofia Coppola e la nostalgia per l’adolescenza dorata e annoiata di un manipolo di vergini suicide di lancinante bellezza. Ma se scegliere una maternità precoce come affermazione di autodeterminazione è probabilmente un’eventualità suicida capace di rimangiarsi in un boccone qualche decennio di femminismo, di vergine qui resta poco o nulla: qualche idea interessante, qualche immagine suggestiva, un cast giovanissimo e azzeccato, ma tutto è immerso in un’atmosfera vagamente sensazionalistica e narrativamente incerta, che qualche volta appare più un Tempo delle mele anni zero. Di tanto in tanto sembra anche funzionare: quando non spiega, ma racconta (o si sforza di raccontare) un’età inquieta in cui si sta in un mondo parallelo ma distante, in cui la forza del gruppo dei pari è incontrastata e potentissima, in cui le regole della razionalità e del buonsenso si perdono lungo strade imperscrutabili. A togliere ogni dubbio, però, arriva la pietra tombale di un finale irrisolto e tuttavia didascalico, corredato di voce fuoricampo che recita una moraletta non richiesta e contraddittoria. Un’occasione persa o forse, già in partenza, irrealizzabile: chè certe cose misteriosamente accadono, come le invasioni di coccinelle sulla spiaggia, e a non saperle illuminare come si deve si rischia solo di affogarle in un’insalvabile banalità.