72a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2-12 settembre 2015, Lido di Venezia
VENEZIA CLASSICI
La descrizione di un attimo
Prima opera del cineasta Hou Hsiao-hsien ad aver ottenuto un riscontro degno di nota in Occidente (e che ha in un certo senso aperto la via al Leone d’Oro del 1989 per Città dolente), I ragazzi di Feng Kuei affronta una tematica non di certo rivoluzionaria: il passaggio di un gruppo di 18enni all’età adulta.
A dispetto della tipica retorica posticcia italica (“Che ne sarà di noi?” disse Muccino in vacanza in Grecia) o della laccata e gonfia affermazione di sé della commedia patriottica statunitense, la pellicola di Hou – che dopo tre lavori “leggeri” stabilisce qui uno stile personale anche se ancora artigianale – sin dalle prime immagini elimina il superfluo e si bagna di malinconia. Novelli vitelloni taiwanesi, i quattro ragazzi protagonisti bighellonano nel villaggio di pescatori dove sono cresciuti senza alcuno scopo: scherzano fra loro, entrano al cinema senza pagare sperando di vedere film porno (e invece si trovano davanti Rocco e i suoi fratelli di Visconti), abbordano goffamente le ragazze e, soprattutto, finiscono in drammatiche risse di strada. Al termine dell’ennesimo scontro, i giovani si trasferiscono a Kaoshing, senza avere la minima idea di cosa li attenda. Non ci sono voci off, non ci sono morali edificanti: tutto succede hic et nunc, secondo una precisa volontà registica di immediatezza e spontaneità. E assecondando il fine ultimo della descrizione di attimi irripetibili, sottolineati – l’influenza della Nouvelle Vague francese è tangibile ma non invadente – da un commento musicale straniante, che si articola sulle note delle Quattro Stagioni di Vivaldi. È in particolare nella sensibilità del più riflessivo del gruppo, Ah-ching, che si specchia il portato biografico e storico-sociale di Fenggui lai de ren: nei suoi ricordi si intrecciano indissolubilmente il contrasto della globalizzazione nascente (il mondo è già invaso dalle merci americane e violato dall’urbanizzazione coatta, ma ancora legato alla campagna e alla tradizione) e l’amarcord della partita a baseball che ha reso muto e paralizzato il padre, simbolo di una generazione priva di riferimenti familiari. Ah-ching è di fatto una proiezione dell’autore Hou Hsiao-sien (nonostante lo script sia firmato dalla scrittrice Chu Tien-wen), che in gioventù ha fatto parte di una gang e che ha vissuto sulla propria pelle i cambiamenti socio-economici del dopoguerra. Eppure lo sguardo è asettico, oggettivo, persino universale: i dubbi sul futuro sono gli stessi ovunque, le incognite sulla direzione da dare alla propria esistenza (Sposarsi? Continuare gli studi? Lavorare? O crogiolarsi nell’ozio all’infinito?) ci accomunano e ci rendono simili. Diventare adulti, in qualunque parte del mondo, significa essere un po’ più soli; ma significa anche diventare maggiormente consapevoli di se stessi.
I ragazzi di Feng Kuei [Fenggui lai de ren, Taiwan 1983] REGIA Hou Hsiao-hsien.
CAST Doze Niu, Lin Xiuling, Tou Chung-hua, Chang Shih.
SCENEGGIATURA Chu Tien-wen. FOTOGRAFIA Chen Kuhnou. MONTAGGIO Liao Qingsong.
Drammatico, durata 99 minuti.