18° Genova Film Festival, 29 giugno – 5 luglio 2015, Genova
Lo sguardo della cura
La 18ª edizione del Genova Film Festival, principale rassegna cinematografica attiva sul territorio ligure e perseverante vetrina sul panorama produttivo nazionale, porta avanti l’ormai consueta scelta di qualità nella selezione del Concorso Nazionale Documentari, vero punto di riferimento per sondare la direzione del documentario in Italia e i percorsi dei suoi vecchi e nuovi autori.
Tra le opere in concorso quest’anno, segnaliamo con particolare riguardo il lavoro della regista napoletana Claudia Brignone, che con il suo documentario lungo d’esordio La malattia del desiderio esplora pazientemente l’universo delle dipendenze focalizzando l’attenzione sul problema della terapia e della cura. Nel seguire il racconto corale lungo cui si articola il film non si può prescindere da Napoli, dal quartiere Fuorigrotta e dal centro clinico per le dipendenze patologiche “La Piramide”, alle porte dello stadio San Paolo dove ogni domenica i tifosi si riuniscono per acclamare la squadra di calcio locale e (forse) dimenticare i guai della città. Nessuna pausa invece, nessun sospensione per il Ser.T. – Servizio per le Tossicodipendenze – al centro del film, dove nell’arco dei due anni che hanno caratterizzato il lavoro di osservazione della Brignone, la regista ha raccolto le testimonianze di pazienti e medici impegnati nel comune tentativo di dare un freno alla malattia che ne muove l’incontro. Un incontro che il film documenta con l’approccio figlio dell’esperienza di Frederick Wiseman, ma declinato secondo una puntuale e sensibile rivendicazione di appartenenza ai luoghi e al mondo che la camera attraversa. A fronte di una matura prova di padronanza del mezzo e del linguaggio – una messa in quadro mai perfettamente bilanciata che ben restituisce la tensione del luogo, preferendola alla frammentazione del montaggio – la regista sembra dispiegare, sottotraccia, un personale percorso umano che dalla paura della non conoscenza gradualmente si apre al coraggio e alla consapevolezza: ne è prova lo strappo che l’ingresso della sua voce, a circa metà del film, determina in un dispositivo di racconto apparentemente oggettivo e neutrale. Per comprendere il Ser.T. bisogna varcare la sua soglia, ripetutamente inquadrata, entrare dentro e rimanere. Gli uomini e le donne raccontati nel film sono in tutto e per tutto uguali a noi: malati del desiderio di essere amati, hanno avuto la sfortuna di intraprendere quelle strade proverbialmente “sbagliate”, che ne hanno segnato il destino. La regista non giudica i loro percorsi ma piuttosto li accoglie all’interno del proprio sguardo, fiduciosa nella terapia cui essi decidono di affidarsi, ben cosciente che il microcosmo del Ser.T. procede per tentativi, per ipotesi sospese: che il baratro, sulle strade di Napoli, resta sempre aperto.
La malattia del desiderio [Italia 2014] REGIA Claudia Brignone.
FOTOGRAFIA Salvatore Landi, Claudia Brignone.
Documentario, durata 57 minuti.