Festival dei Popoli, Firenze, 12-19 novembre 2011
Armand 15 ans l’été – Argentynska Lekcja
Prendiamo in esame due film, che hanno vinto i premi più importanti al Concorso Internazionale Lungometraggi, per descrivere una tendenza generalizzata in questa edizione del Festival. Se alcune opere hanno avuto il merito di ridisegnare i confini del documentario, rinnovandone la forma ma mantenendone intatta l’identità, altre hanno fatto notare una certa ingenuità, mascherando, dietro la rappresentazione della realtà, elementi di fiction che sembrano ingiustificati.
Armand 15 ans l’été, vincitore del miglior lungometraggio, è un buon docu-fiction/documentario creativo, in cui la commistione di generi è legittima e funzionale alla storia. Il film francese di Blaise Harrison racconta l’estate di un quindicenne con una sessualità forse non ancora definita e qualche chilo di troppo che lo fanno sentire diverso dai suoi coetanei, ma non per questo meno socievole o emarginato. E’ una storia particolarmente delicata e lontana dalla retorica con cui spesso vengono affrontati questi temi. Ad interrogarsi sul “lato” femminile di Armand non sono le persone che lo circondano. La domanda “è gay o no”, suggerita più volte da un dibattito televisivo (qui l’introduzione di uno degli elementi di fiction), incuriosisce lo spettatore, ma Armand non concede nessuna reazione emotiva davanti alla tv, si denota solo la pigrizia con cui passa i pomeriggi estivi in casa. Si specchia facendo ossessivamente la messa in piega ai sui lunghi capelli, dà lo smalto alle unghie delle amiche, preferite alla compagnia dei ragazzi, vive con tranquillità l’adolescenza, per quanto sia complicata anche per lui. L’imbarazzo di togliersi la maglia, sulla spiaggia, gli impedisce di entrare in acqua; resta in disparte al parco giochi…ma sono tutti momenti di assoluta normalità che si contrappongono esattamente a ciò che accadeva nel Paranoid Park di Gus Van Sant, a cui il regista si riferisce in modo esplicito, ribaltando lo scenario da incubo in un sogno di libertà, quello in cui Armand “esprime se stesso” saltellando in riva al mare dentro il buffo costume indossato alla festa dell’ultimo giorno di scuola.
Una scena di Argentynska Lekcja, del cineasta polacco Wojciech Staro, premiato per la miglior regia, ci offre, invece, un esempio palese di come la voglia di ricercare una narrazione e una estetica più strettamente cinematografica si scontri con l’arte del documentare. Il film, molto coinvolgente, è incentrato sul rapporto di amicizia tra Marcia e Jarek, un bambino di otto anni arrivato dalla Polonia in un piccolo paese agricolo del nord dell’Argentina. Qui la madre tiene un corso di lingua e cultura polacca e il padre, cineasta, coglie l’occasione per riprenderlo in questa nuova esperienza che segnerà la sua infanzia. Stiamo vedendo Marcia e Jarek partiti alla ricerca del padre di Marcia. La scena in cui arrivano in una città sconosciuta e pericolosa è costruita per creare apprensione nello spettatore: mostra i bambini disorientati e impauriti che dovranno passare tutta la notte per strada, al freddo. Ma l’effetto drammatico, viene chiaramente neutralizzato dalla presenza del regista/padre (che sappiamo seguirli perché è lui a filmare con la camera a mano), per poi concludersi con un taglio di montaggio in cui sono già arrivati a destinazione quando è ormai mattina. Dove avranno dormito!? Tutto il film è viziato da questa incertezza tra il documentare e il mettere in scena, ed evidenzia un copione che enfatizzando le vicende dei bambini finisce per snaturalizzarle.