Corti d’autore 8: corti ‘n’ jazz, mercoledì 27 maggio, Cinema Massimo 3, Torino, ore 20.45
Cinema e jazz: appunti su un legame a filo doppio
Cinema e jazz, due simboli essenziali della cultura e della storia del novecento, sono sempre andati a braccetto: non è un caso, per esempio, che il primo film sonoro sia stato proprio The Jazz Singer. Questo stretto rapporto sarà il tema portante della serata Corti d’autore 8: corti ‘n’ jazz, organizzata dal Centro Nazionale del Cortometraggio e dal Torino Jazz Festival per il prossimo mercoledì 27 maggio.
Quattro opere, italiane, che costituiscono una ricognizione sul jazz al cinema e sui legami e i numerosi destini in comune tra i due mondi: dal passaggio, negli anni 50, dal classicismo del tardo neorealismo del nostro cinema a una visione più moderna, all’affermarsi di questa modernità, fino ai documentari e alle sperimentazioni contemporanee. Tra i protagonisti, anche due registi un po’ lasciati nell’angolino dalle ricostruzioni storico-critiche del nostro cinema, e la cui conoscenza è, in generale, poco radicata, come Valerio Zurlini e Gianni Amico. Il primo, nel 1951, tre anni prima del suo esordio nel lungometraggio, realizza Il blues della domenica sera, documentario dedicato ai jazzisti di strada romani. Il regista affina il suo sguardo, realizzando così uno spaccato della Roma di passaggio tra l’immediato dopoguerra e la ripresa degli anni successivi, in cui i suoni jazz e blues sottolineano scorci di abbandono e solitudine così come orizzonti di speranza. Già in quest’opera si può intravedere l’abilità del regista nel descrivere con lancinante delicatezza le solitudini dei personaggi causate dal contesto storico/sociale che li circonda, e le conseguenze di questo sulle loro scelte e i loro sentimenti. Gianni Amico, altra figura dalla catalogazione sfuggente e dalla fama non radicatissima, è il protagonista della seconda opera: L’uomo Amico (2014) di Germano Maccioni, curato dal figlio Olmo Amico, documentario che delinea il ritratto del poliedrico uomo di cinema e regista. Ne esce un’idea di cinema totalizzante sugli altri aspetti della vita, e contemporaneamente estetica, morale e culturale ben prima che ideologica e politica. Continuamente richiamato negli spezzoni del documentario è proprio il jazz, elemento fondamentale per la poetica di Gianni Amico. Esperienza surreale e giocosa è invece lo stralunato Tromba fredda (1965) di Enzo Nasso, che pedina il trombettista Chet Baker nel suo vagare per una Roma surreale e metafisica, perseguitato dalle apparizioni improvvise di due pupazzetti che suonano. Ironico ritratto dell’artista e del suo spaesamento e disagio, l’opera è anche una divertita riflessione sul senso e sulla percezione della musica. Conclude la rassegna l’affascinante, anche se meno memorabile degli altri tre, Jazz per il massacro (2014) di Leonardo Carrano, sperimentalismo visivo e flusso di immagini, volti e colori che diventano l’adeguato corrispettivo visivo di una jam session, riportandone la vivacità incontrollata e la rapsodia delle note e dei toni.
Il blues della domenica sera [Italia 1951] REGIA Valerio Zurlini.
Documentario, durata 13 minuti.
L’uomo Amico [Italia 2014] REGIA Germano Maccioni (curato da Olmo Amico).
CAST Bernardo Bertolucci, Tatti Sanguinetti, Stefano Zecchi.
Documentario, durata 39 minuti.
Tromba fredda [Italia 1965] REGIA Enzo Nasso.
CAST Chet Baker.
Corto surreale, durata 14 minuti.
Jazz per il massacro [Italia 2014] REGIA Leonardo Carrano, Giuseppe Spina.
Corto sperimentale, durata 16 minuti.