SPECIALE ÁLEX DE LA IGLESIA
La dark lady e il santero
Debordante ed eccessivo: questo è Perdita Durango, film di Álex de la Iglesia tratto dal romanzo 59 Degrees and Raining: The Story of Perdita Durango di Barry Gifford. Un film folle e delirante, una bomba ad orologeria che fa esplodere carne e sangue, e proprio per questo arriva in Italia ben sette anni dopo rispetto all’anno di produzione.
Lei, Perdita, una dark lady che si prostituisce, lui, Romeo Dolorosa, rapinatore di banche, santero, profanatore di tombe, si incontrano, si innamorano in maniera violenta e appassionata e decidono di lavorare insieme, trasportando feti umani destinati ad essere utilizzati per ogni attività. De la Iglesia prende due corpi attoriali, quello della conturbante e “deflagrante” Rosie Perez e quello del mimetico e intrigante Javier Bardem, e li ferisce, li stupra, li mette in ginocchio in quella terra arida e inospitale che è il confine tra Stati Uniti e Messico, dove tutto è lecito. Perdita e Romeo si cibano di tutto ciò che trovano, legando insieme sesso e ferocia – “i due piaceri più grandi della vita sono scopare e uccidere” –, picchiano, violentano, sacrificano ogni cosa per il loro desiderio, potente, poderoso e animale, infilano nelle carni lame taglienti, “sbudellano” corpi e morale e lo fanno senza esitazione né freno. Lei affascina con la forza insinuante del ghepardo – si pensi all’incipit in cui l’animale svela la nudità morbida, levigata della donna dormiente, il riposo della guerriera –, eccita e sfianca il Maschio con la sua carica erotica; lui, demone mai pago, ossessionato da Vera Cruz, offre in sacrificio i malcapitati, danza sfrenatamente coperto di sangue e sudore. A ogni loro passo la terra subisce scosse, viene sbranata, fagocitata e vomitata dalla prostituta e dallo sciamano; nulla sarà più come prima, soprattutto Duane ed Estelle, in balìa della vagina dentata e del sadico Priapo. Scena emblematica quella degli amplessi/stupri in cui Duane ed Estelle vengono “presi” dai due animali, pieni di piacere, e divorati dalle labbra cannibaliche, dalle mani “ingorde” che soggiaciono come in una perversa malia al piacere, intrappolati in un rito seduttivo e seducente. De la Iglesia si diverte con i suoi personaggi e fa fare loro un perverso gioco di carne, sangue, feti e violenza da cui non ci libera mai, lasciandoci ingabbiati in un caleidoscopico trip di polvere e malvagità. Indossano maschere – sorta di topos – quelle dei degenerati e corrotti, quelle di plastica – come le bambine con cui Perdita parla o come Romeo quando rapina le banche. Perdita Durango terrorizza e affascina, molesta e lascia in pace, legandoci per tutto il film ai due demoni della storia.
Perdita Durango [id., Messico, USA/Spagna 1997] REGIA Álex de la Iglesia.
CAST Rosie Perez, Javier Bardem, Harley Cross, Aimee Graham, James Gandolfini.
SCENEGGIATURA Barry Gifford, David Trueba, Álex De la Iglesia, Jorge Guerricaechevavarría (tratta dal romanzo 59 Degrees and Raining: The Story of Perdita Durango di Barry Gifford). FOTOGRAFIA Flavio Martínez Labiano. MUSICHE Simon Boswell.
Azione, durata 126 minuti.