SPECIALE ÁLEX DE LA IGLESIA
“Anarchy in Asturias”
2012, da qualche parte nel futuro. Chiusi in un astro-bunker inondato di liquami oleosi, un gruppo terroristico di freak diversamente abili, meglio noti come Azione mutante, conduce una personale guerra alla società dei belli e sani, sequestrando personalità di spicco del culturismo, della salute pubblica e delle banche di sperma.
Dopo aver preso in ostaggio la giovane figlia di un ricco magnate, vecchi rancori e sete di avidità esplodono in una lotta fratricida durante il viaggio verso il pianeta Asturias, luogo deputato per il pagamento del riscatto. “Somewhere in the 21th century” gli spettri totalitari di un paese in rivolta non sono la burocrazia e le scartoffie istituzionali come in Brazil, ma i deliri eugenetici di una società fondata sul bello e sul sano, principi fondativi di un’immaginaria metropoli di un futuro imprecisato. Per fortuna, attraverso una “lotta continua” con effettivo retrogusto comunista-rivoluzionario, uno sparuto manipolo di outsider brutti, deformi e cattivi insorge contro il mondo dei sani e dei forti, seminando il panico per le strade e poi lungo le terre aride di un pianeta di minatori psicopatici. L’esordio di Álex de la Iglesia nel lungometraggio, ideale continuum del corto satirico Mirindas asesinas, oltre che inebriarsi consapevolmente di una schizofrenica bulimia citazionista, stilistica e narrativa, si candida a diventare privilegiata e caotica voce fuori dal coro del cinema iberico per la natura inclassificabile del film che affonda a colpi di trash e pulp ultrasplatter il politically correct. Dalla buia metropoli futuristica in cui agisce il clan di handicappati (un sordomuto, due fratelli siamesi, un meccanico pluricondannato, un uomo-esplosivo con carica da 5 kg sempre innescata e un nano che è anche gobbo, ebreo, massone, comunista e forse pure omosessuale), lo spazio della scena si sposta sul tank corazzato della loro squinternata nave spaziale dove il gruppetto se le dà di santa ragione, per poi convergere intorno a desolate lande post apocalittiche in cui sembra sempre di essere sul punto di incrociare il “mad” Max Rockatansky di Miller. Se la tripartizione logistica è strategicamente pianificata, il resto è lasciato a una furibonda e anarchica improvvisazione che contamina la distopia fracassona con la fantascienza spaceoperistica anni ’80. La tonalità rosso acceso la danno gli schizzi e le lacerazioni multiple sulle mappe anatomiche dei corpi straziati, emulando in qualche modo gli iniziali (sanguinolenti) fasti di Peter Jackson con Fuori di testa, film low cost e altrettanto sui generis. Disprezzato fino al feroce vilipendio o osannato come cult-patchwork di genere, il film critica aspramente la società dei consumi e il terrorismo come inutile lotta fisica e psicologica.
Azione mutante [Acción mutante, Spagna/Francia 1993] REGIA Álex de la Iglesia.
CAST Antonio Resines, Álex Angulo, Fréderique Feder, Juan Viadas, Karra Elejalde.
SCENEGGIATURA Álex de la Iglesia, Jorge Guerricaechevarria. FOTOGRAFIA Carles Gusi. MUSICHE Juan Carlos Cuello.
Commedia/Fantascienza, durata 97 minuti.