Il mito rifiutato
Non potendo intervenire direttamente nelle guerre umane, gli dei dell’Olimpo designano colui che guiderà gli ateniesi contro re Iperione, deciso a liberare i Titani dal monte Tartaro, in cui erano stati imprigionati da Zeus: quest’uomo è Teseo, figlio illegittimo di Etra e per questo ripudiato dai suoi concittadini.
Per riuscire nel suo piano Iperione ha però bisogno di un oggetto perduto da tempo, l’arco di Epiro, che solo una sibilla è in grado di indicare.
Fin dai primi minuti è chiaro che il film non ha nessuna intenzione di seguire quella che è la consueta mitologia greca; prende spunto qua e là dai vari miti, mescolandoli in un racconto che è quanto di più tradizionale possibile, evidente manifestazione del modello proppiano.
Solo che a differenza della fiaba e del mito, che sono per definizione ambientati in luoghi senza tempo per meglio spiegare il perché del mondo, Immortals ci dà un contesto temporale ben preciso: il 1200 a.C., svelando quindi la sua americanità. Fa sorridere infatti che si voglia ambientare a tutti i costi un racconto non ambientabile e dare un tempo ben preciso a ciò che, secondo la tradizione, si colloca “prima del tempo”, all’origine del tutto.
Sebbene la corrispondenza al mito sia palesemente rifiutata, è possibile riscontrare grandi lacune nella spiegazione dei fatti e incongruenze di fondo, che tradiscono l’origine della pellicola. La più evidente tra queste è la rappresentazione degli dei, che nella mitologia tradizionale, dopo la creazione dell’umanità, interagiscono continuamente con i mortali (basti pensare agli innumerevoli figli di Zeus avuti da donne mortali o alle vicende narrate nell’Odissea) e vengono disegnati con tutte le caratteristiche, le virtù, i vizi e i difetti del genere umano. Nel film invece le divinità sono molto più simili al modello odierno di Dio, che dall’alto dei cieli osserva l’umanità senza poter interferire nelle sue faccende, lasciando che il libero arbitrio faccia il suo gioco ma potendo comunque indirizzare, attraverso le sue manifestazioni, l’eroe verso la risoluzione finale che ovviamente porterà ad un premio.
È chiaro che il tipo di racconto messo in scena necessitava di una figura del genere, ma a questo punto aveva senso scomodare gli dei dell’Olimpo?