SPECIALE ROBOT ROCK
È la fantascienza, bellezza!
Un nave spaziale, guidata da un umanoide di nome Klaatu (Michael Rennie) e dal possente androide Gort (interpretato da Lock Martin, altissima maschera del Grauman’s Chinese Theatre di Hollywood), atterra improvvisamente a Washington seminando il panico fra la popolazione. La missione di Klaatu è impedire la crescita degli armamenti nucleari terrestri, ritenuti una minaccia per il pacifico equilibro del sistema solare.
La fantascienza nasce con Méliès agli inizi del ‘900 e si concretizza sotto forma di genere nel secondo dopo guerra, grazie a registi folli e visionari (tra cui l’incredibile avventura low budget di Edward D. Wood Jr.) come Robert Wise che trovano il modo di concentrare le ansie post-bomba e pre-guerra fredda in opere evasive ma contingenti. Quello che sorprende in Ultimatum alla Terra, ad esempio, è la contrapposizione fra il carattere realista della messa in scena, con molte sequenze girate in loco tra cui alcune camera car non comuni per l’epoca, e una storia che parla di alieni, di esseri extraterrestri, sovrumani, provenienti da un presente centomila volte più progredito della contemporaneità. Klaatu ha le sembianze del tipico rappresentante della middle class colta e per questo non fa fatica ad integrarsi dentro un contesto di normalità diffusa. Se per tutto il mondo egli è l’uomo astrale, per gli americani convoglia le ansie maccartiste nei confronti di una minaccia che viene dall’interno della società, tanto che la donna che lo ospita, inconsapevole della sua identità, ad un certo punto esclama “secondo me quello viene da questo pianeta e sapete bene da dove…”. Al pari di George Romero che, diciassette anni dopo, convinse l’America che il vero pericolo proveniva dalla lobotomizzazione della società operata dal capitalismo, Robert Wise utilizza l’alieno come metafora del comunismo che cerca di introdursi nelle trame della società americana. Per questo il sentimento più diffuso fra la popolazione non è paura bensì diffidenza: molti esagerano i tratti di Klaatu (tentacoli, testa quadrata e tre occhi) altri non credono alla sua provenienza o comunque la trattano come una finzione, arrivando ad affermare che con i repubblicani al governo non ci sarebbe stato probabilmente nessun atterraggio. Sono gli anni in cui nascono i primi germogli della corsa allo spazio, in cui la parola nucleare, non ancora ridotta a poltergeist, è presenza viva e terrorizzante. Wise concentra tutto questo humus dentro un film artigianale, quasi privo di effetti speciali, a dimostrazione della grande vitalità che questo genere apportò nel panorama hollywoodiano e della capacità di registi e maestranze di farci sognare lo spazio con una tuta di lattice e una navetta di legno.
Ultimatum alla Terra [The Day the Earth Stood Still, USA 1951] REGIA Robert Wise.
CAST Michael Rennie, Lock Martin, Patricia Neal, Hugh Marlowe, Sam Jaffe, Billy Gray.
SCENEGGIATURA Edmund H. North. FOTOGRAFIA Leo Tover. MUSICHE Bernard Herrmann.
Fantascienza, durata 92 minuti.