Rete 4, mercoledì 6 gennaio 2016, ore 00.15
Sulla cresta dell’onda
“Il passato non ritorna”. Questa è la lezione per Matt (Jean-Michael Vincent), Jack (William Katt) e Leroy (Gary Busey). Idoli da spiaggia e surfisti imbattuti, devono far fronte a una realtà impellente, lasciandosi alle spalle la scintillante spensieratezza delle estati californiane.
Contro le avversità dell’età adulta, sempre più gravida di scelte, nel succedersi impietoso degli eventi a cavallo tra gli anni ‘60 e ’70, potranno contare soltanto sul legame che li unisce, cavalcando le onde come la Storia e aiutandosi quanto basta per mantenersi a galla. Con Un mercoledì da leoni, John Milius firma il suo film più autobiografico e malinconico. La nostalgia trabocca da ogni immagine, dalle fotografie in seppia dei titoli di testa al tramonto incandescente del finale, senza contare la voce del narratore, anonimo bardo e partecipe custode di un passato già avvolto dalla bruma del mito. Autore navigato, di talento non comune (aveva da poco collaborato anche allo script di Apocalypse Now) Milius decide di affrontare i temi a lui più cari – il coraggio, la lealtà, le responsabilità dell’eroe – sposandoli con la tragicità degli eventi storici – prima fra tutti la guerra in Vietnam – e la personale insofferenza verso ogni forma di autorità, la sfiducia per una civiltà che inaridisce l’uomo e lo snatura. Ne deriva un potente affresco generazionale, con quattro storiche mareggiate (1962, 1965, 1968, 1974) elette a simbolo laconico di cruciali tappe politiche (la morte di Kennedy, il Vietnam, il ’68 e lo scandalo Watergate) ma che, al contempo, le trascendono con ineluttabile ciclicità. In bilico tra il rincorrersi degli avvenimenti umani e l’eterno ritorno della Natura, i tre amici sperimentano la provvisorietà di ogni istante e la difficoltà nel difendere ciò che conta dall’erosione del tempo. Milius distoglie lo sguardo dagli accadimenti esterni per mostrarne gli effetti su queste vite sconvolte, sullo stravolgersi del loro microcosmo e sul senso di impotenza che precede l’accettazione. Tratteggia i personaggi con rara profondità, avvalendoli di delicate sfumature e interpreti adeguati magnificando il tutto con una regia da manuale. Se le riprese in acqua restano ineguagliate (Point Break rinuncia subito al confronto), si può dire altrettanto di quelle meno spettacolari, come il colloquio memorabile tra Leroy e lo psicologo o quello, notturno e struggente, tra Bear e Matt, con la tavola da surf che brilla nel buio come una falce di luna. Se delusioni e consapevolezza scatenano istinti autodistruttivi, l’amicizia sembra rappresentare l’unica ancora di salvezza: chi lo dimentica rischia di perdersi o di soccombere alla realtà. Matt, Jack e Leroy resteranno reciprocamente fedeli fino al “grande mercoledì”, quello dell’ultima mareggiata. Quello, sì, trascinerà via tutto, ma non prima di consegnare il film all’empireo dei cult.
Un mercoledì da leoni [Big Wednesday, USA 1978] REGIA John Milius.
CAST Jan-Michael Vincent, William Katt, Gary Busey, Patti D’Arbanville, Lee Purcell.
SCENEGGIATURA John Milius, Dennis Aaberg. FOTOGRAFIA Bruce Surtees. MUSICHE Basil Poledouris.
Drammatico, durata 120 minuti.