Non. Chiamarmi. Stupido.
Pare che un malcapitato signore danese, tale Ole Bentzen, sia morto di infarto per le troppe risate durante la visione di Un pesce di nome Wanda: e no, non è uno sketch dei Monty Python, che nel 1988 non esistono più da qualche anno ma spesso e volentieri, per fortuna, lavorano ancora insieme.
Un pesce di nome Wanda è un trionfale ritorno, se non del genio comico del sestetto inglese, almeno di una sua parte: John Cleese ne scrive la sceneggiatura e lo interpreta, Michael Palin fa da fondamentale comprimario, mentre Charles Crichton dirige, coadiuvato dallo stesso (non accreditato) Cleese. Il risultato è una pietra miliare della comicità del decennio: costruzione solidissima, perfetta integrazione di humour inglese e action-comedy all’americana, gag irresistibili e feroce ironia bipartisan sul mondo anglosassone. Se Cleese si ritaglia un ruolo non prettamente comico, è uno strepitoso Kevin Kline a dar vita, con il suo Otto West, ad un personaggio indimenticabile: americano ottuso, violento ed eccessivo, tra battute nazionaliste, arti marziali, filosofi rimasticati e un uso particolare dello spagnolo (in originale parla in italiano!), Kline fa ridere per il suo porsi stesso nello spazio; in tal senso le scene più comiche sono indubbiamente gli eccessi di gelosia nei confronti di Wanda e Archie, in cui Otto, letteralmente, sbuca da ogni angolo dello schermo. Nel rodato meccanismo del “tutti contro tutti” – i ladri che fanno il colpo del secolo come banda ma poi producono individualmente inganni su inganni per appropriarsi della refurtiva e riuscire ognuno nel proprio piano “privato”- ogni personaggio è riuscitissimo, dall’impassibile George (Tom Georgeson) alla camaleontica truffatrice Wanda (Jamie Lee Curtis). Cleese si riserva la rassegnata autocritica sul grigiore degli inglesi,“terrorizzati dall’imbarazzo”, ma la stupidità statunitense e la rigidità inglese sono ugualmente prese di mira e bacchettate. Tra una gag e l’altra, emerge Ken, animalista convinto ed emotivo, vittima dei multipli attacchi di Otto (alla sua balbuzie, ai suoi pesci, ma anche, con un imprevedibile rovesciamento, alla sua eterosessualità) che si rifarà sui soprusi dell’americano in un finale quanto mai cartoonesco. Così, l’inverosimile lieto fine non toglie nulla alla beffarda cattiveria del film, che prorompe nella rappresentazione della frigida famiglia di Archie, o nella sventurata serie di incidenti ai danni di tre cagnolini, o nell’idiozia talvolta addirittura ingenua di Otto. E come i pesci dell’acquario de Il senso della vita, ma senza la possibilità di far sentire quel che avrebbero da dire, i poveri animali di Ken osservano attoniti il carosello di balle e scempiaggini che vorticano loro intorno, fino a finirne incolpevoli vittime.
Un pesce di nome Wanda [A Fish Called Wanda, USA/Gran Bretagna 1988] REGIA Charles Crichton.
CAST John Cleese, Jamie Lee Curtis, Kevin Kline, Michael Palin.
SCENEGGIATURA John Cleese. FOTOGRAFIA Alan Hume. MONTAGGIO John Jympson.
Commedia, durata 108 minuti.