Poesia senza poesia
Yilmaz Erdogan (Hakkari, 1967) è noto in Italia solo per le sue interpretazioni in C’era una volta in Anatolia, The Water Diviner e Words with Gods (passato all’ultimo Festival di Venezia). Ma il regista, attore, produttore e sceneggiatore di discendenza curda ha alle spalle una carriera di vent’anni di cui vanno almeno annoverati i successi Vizontele e la serie televisiva Bir Demet Tiyatro.
Apparentemente estranea alla sua attività è l’incursione nella poesia Kayip Kentin Yakisiklisi – raccolta di 77 componimenti recitati con accompagnamento di musica tradizionale – che invece anticipa e per certi versi motiva il profondo e sentito tributo alla quinta Arte The Butterfly’s Dream e il ruolo che Erdogan vi si ritaglia, quello di Behçet Necatigil, uno dei più importanti lirici turchi del Novecento. Il film, scelto per rappresentare il Paese agli Oscar 2014, è un omaggio ai dimenticati Muzaffer Tayyip Uslu e Rüstü Onur, tra i migliori studenti di Necatigil nonché promettenti poeti, scomparsi entrambi giovanissimi per una grave tubercolosi contratta in miniera dove, per la Legge del Lavoro Obbligatorio del 1940, ogni maschio tra i 15 e i 65 anni era obbligato a rendere servizio. La pellicola ne ripercorre gli ultimi anni, passati in estrema povertà, tra sacrifici e l’inesauribile amore per la vita e le rispettive compagne, accostando agli episodi biografici i versi da loro composti, alcuni dei quali vennero pubblicati sull’importante rivista letteraria “Varlik” poco prima delle relative morti. È questo il merito maggiore del regista: offrire una summa delle vite e dell’opera dei protagonisti, altrimenti ignote. Ma il pregio del lavoro ne è anche il difetto. Erdogan infatti riempie le sue immagini di estatici carrelli e rallenti, romantici paesaggi e tramonti nell’ossessiva ricerca di un effetto poetico, quasi volesse dare forma all’ispirazione degli autori. Piuttosto però finisce con il cadere in una messa in scena ostentatamente aggraziata, accresciuta dall’insistente partitura per strumenti a corda e pianoforte che allontana il film da un seppur forzato Sturm und Drang – tra l’altro distante dallo stile dei due – avvicinandolo invece a una stucchevole rappresentazione aneddotica priva di una qualunque indagine storico-sociale sull’epoca. Perché privare la poesia del suo contesto la rende sterile, esercizio sintattico-letterario freddo e distante, incapace di smuovere pensieri e coscienze. Vacua, afona “voce di uno che grida nel deserto”.
The Butterfly’s Dream [Kelebegin Rüyasi, Turchia 2013] REGIA Yilmaz Erdogan.
CAST Kivanç Tatlitug, Mert Firat, Belçim Bilgin, Farah Zeynep Abdullah, Yilmaz Erdogan.
SCENEGGIATURA Yilmaz Erdogan. FOTOGRAFIA Gökhan Tiryaki. MUSICHE Rahman Altin.
Drammatico, durata 126 minuti.