Scoperta dell’uomo moderno
Una delle immagini più forti e significative di A Dangerous Method è quella in cui vediamo il professor Jung e la sua paziente Sabina Spielrein attraversare a piedi un ponticello posto su un vuoto. Il passaggio dei due protagonisti avviene tra due sponde: la prima, da dove provengono, è una selva naturale, un bosco, mentre non ci viene concesso di vedere il punto di arrivo, l’inquadratura lascia fuori campo questo lembo. Leggendo l’immagine, appare molto chiaro come questa diventi emblema non solo per quanto riguarda i personaggi, lei insegue lui dando l’inizio al rapporto di maestro e allieva che contraddistinguerà la prima parte della pellicola, ma soprattutto per quanto riguarda la psicoanalisi, i protagonisti si approcciano a lasciare la riva conosciuta, che vedeva la mente come una caotica foresta impossibile da imbrigliare ma solo da reprimere, per giungere su un nuovo territorio, quello dell’inconscio, del tutto sconosciuto e inesplorato e per questo irrappresentabile.
A Dangerous Method è quindi un film che parla di viaggi (se non del Viaggio), compiuti dall’essere umano alla scoperta del sé. La barca, elemento ricorrente all’interno della pellicola, diventa metafora di questo costante peregrinare da parte dei protagonisti nella speranza di arrivare su una nuova terra da esplorare, ma il loro cammino si ferma sempre sopra le acque, simbolo per eccellenza di una superficie che cela la sua reale profondità. Cronenberg mostra un enorme cambiamento, i mostri e il disturbante, caratteristiche principali delle altre sue pellicole, scompaiono lasciando posto solamente alle evocazioni dei pazienti durante le sedute psicoanalitiche, i sogni prendono forma solamente all’interno della mente del personaggio, che diventa l’unico a vivere quel mondo spesso rappresentato dal regista. Ma al contrario Cronenberg non sottrae l’orrore, e se da un lato questa mostruosità è celata, dall’altro viene a palesarsi un lato ancora più inquietante e oscuro, proprio dell’essere. Nelle loro ricerche i tre psicanalisti portano alla luce una parte della profondità umana, non legata solamente alla frustrazione sessuale, ma facente parte della natura umana stessa, un lato malvagio e terribile arrivato sul punto di mostrarsi (l’ultima percezione di Jung inequivocabilmente anticipa la prima guerra mondiale).
Se in Scanners, quindi, la testa esplodeva perché incapace di mantenere una presenza straniera, in A Dangerous Method la scoperta del lato oscuro dell’essere umano porta all’implosione della mente, egli, incapace di sostenere la convivenza con un sé tanto terrificante, non potrà fare altro che chiudersi all’interno delle proprie convenzioni piccolo-borghesi riparandosi dietro le nevrosi proprie dell’uomo moderno.
A Dangerous Method [Id., USA 2011] REGIA David Cronenberg.
CAST Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sarah Gadon.
SCENEGGIATURA Christopher Hampton (tratta dal romanzo Un metodo molto pericoloso di John Kerr). FOTOGRAFIA Peter Suschitzky. MUSICHE Howard Shore.
Biografico/Storico/Drammatico, durata 99 minuti.