SPECIALE PITTORI E PITTURA SU CELLULOIDE
La creatività in divenire
Da vedere nella versione integrale di quasi quattro ore, La bella scontrosa, che vinse il Gran Premio della Giuria a Cannes, è ispirato solo in parte a Il capolavoro sconosciuto di Balzac.
Tanto il racconto del grande scrittore è costruito principalmente su conversazioni sulla natura dell’arte, quanto nel film di Rivette, di grande ambizione e complessità, prevalgono le immagini. Di teatrale, invece, La bella scontrosa ha solo il meccanismo dell’entrare e uscire dei personaggi dalle porte delle stanze, ma senza frenesie lubitschiane, e lo scavo psicologico a cui sono sottoposti i protagonisti. A differenza del racconto di Balzac, qui la giovane modella, Marianne, ha un ruolo fondamentale e difficilmente lo spettatore può dimenticare la fisicità prorompente ma non volgare di Emmanuelle Béart, al massimo del suo splendore. E se i personaggi di Liz (Jane Birkin), Nicolas (Bursztein) occupano, tutto sommato, uno spazio abbastanza marginale, è per concentrarsi sul continuo, appassionante capovolgimento di ruoli tra l’anziano pittore in crisi Edouard Frenhofer (il solito, immenso Piccoli) e Marianne. All’iniziale titubanza di Marianne a posare nuda seguono i dubbi di Frenhofer, ma poi è proprio Marianne a convincerlo a continuare a ritrarla e a cercare di guadagnarsi il proprio spazio, mentre dentro di lei qualcosa cambia, soprattutto i sentimenti nei confronti del fidanzato Nicolas. Rivette limita la voce fuori campo, di Marianne, che parla di sé (ma di quale sé?) col distacco della terza persona, solo alle scene iniziali e finali. Usa poche didascalie, dunque l’artificio e la finzione passano in secondo piano rispetto al realismo, davvero definitivo, con cui è osservato il lavoro – nel senso di fatica – del pittore, l’invenzione creativa nel suo farsi. Le scene, lunghe ed emozionanti, con inquadrature dettagliate delle mani che operano sulla tela fanno perdere la consapevolezza del tempo a chi guarda il film, e non solo a Marianne, costretta a rimanere nella stessa posa per un’infinità di minuti. Film apparentemente contemplativo, ma anche molto concreto, considerando che la pittura è anche un’attività fisica, La bella scontrosa ama i tempi morti della vita. La ricerca rischiosissima della verità nell’arte, anche nei suoi aspetti più crudeli, non è solo l’obiettivo di Frenhofer, ma anche, com’è evidente, l’intento di Rivette, che più di una volta ha superato i limiti tradizionali di durata dei lungometraggi, per esigenze espressive personali. Un’integrità da ammirare, che ne fa, senza dubbio, uno dei registi più interessanti del cinema francese.
La bella scontrosa [La belle noiseuse, Francia 1991] REGIA Jacques Rivette.
CAST Michel Piccoli, Jane Birkin, Emmanuelle Béart, David Bursztein, Gilles Arbona.
SCENEGGIATURA Pascal Bonitzer, Christine Laurent, Jacques Rivette (tratta da Il capolavoro sconosciuto di Balzac). FOTOGRAFIA William Lubtchansky.
Drammatico, durata 238 minuti.