SPECIALE PITTORI E PITTURA SU CELLULOIDE
Il Turner quotidiano
“Non mi interessava girare un classico biopic, mi interessava entrare nello spirito di Turner con libertà”, riuscire a rendere l’essenza di un uomo e di un artista inserito tra i grandi della pittura romantica, anticipatore, per la centralità della luce nelle sue opere, degli Impressionisti.
Mike Leigh ha raggiunto il suo obiettivo scegliendo di raccontare l’ultima parte della vita di William Turner mescolando fatti realmente accaduti, aneddoti celebri (quando il pittore si fece legare all’albero maestro di una nave per vivere in prima persona lo scatenarsi di una tempesta) e omissioni concretamente necessarie (le visite a Venezia dell’artista non sono presenti perché, ammette il regista, “sarebbe stato troppo costoso”). Per chi conosce Mike Leigh come cantore della vita quotidiana e delle persone comuni (i celebri Segreti e bugie e Another Year), la scelta di fare un film in costume su un personaggio storico può sorprendere, ma solo per un attimo. Ancora una volta il regista mette al centro la quotidianità, quella del signor (quel Mr. del titolo originale che è già nella sua ordinaria normalità dichiarazione d’intenti) Turner e di tutta l’umanità varia che gli gravita intorno, concedendo lo stesso spazio al critico d’arte e alla locandiera, al dibattito tra artisti all’Accademia Reale e alle discussioni in famiglia tra il pittore e l’anziano padre, la pittura di una nuova tela e un attacco di bronchite hanno pari dignità di racconto, la schiena dell’umile serva come ultima inquadratura del film invece dell’artista sul letto di morte. L’Ottocento di Leigh è realistico e materico, lontano da qualunque patinato abbellimento: i pavimenti di legno scricchiolano, le mani sono callose, i vestiti sporchi, i corpi curvi appesantiti dal duro lavoro, i visi segnati dalla vita, dalla cattiva alimentazione e dall’assenza di cosmesi. Leigh ha attuato una meticolosa ricerca per restituire accenti e modo di parlare dell’epoca ottenendo al solito, dopo i consueti mesi di prove, una grande resa degli interpreti. Su tutti svetta Timothy Spall (meritatamente premiato a Cannes) con il suo Turner scorbutico, a tratti animalesco, tutto sbuffi, sudore e grugniti, che si annoia nel sentirsi lodare dalle pompose definizioni di un critico d’arte, che agita convulsamente il pennello e aggredisce la tela anche sputandoci sopra per ottenere l’effetto voluto sui colori, che viaggia alla ricerca di uno squarcio di bellezza da eternare in un mare di luce, che rifiuta grandi offerte per le sue opere per donarle allo stato britannico in modo da essere fruite da tutti, che affascinato e diffidente osserva se stesso immortalato in un dagherrotipo, pochi minuti per restituire un ritratto che richiede al pittore ore di meticoloso lavoro, un cambiamento epocale che forse lo porterà nelle ultime opere ancora più verso l’informe, il non definito.
Turner [Mr. Turner, Gran Bretagna 2014] REGIA Mike Leigh.
CAST Timothy Spall, Dorothy Atkinson, Marion Bailey, Lesley Manville.
SCENEGGIATURA Mike Leigh. FOTOGRAFIA Dick Pope. MUSICHE Gary Yershon.
Biografico, durata 149 minuti.