Le intermittenze della vita
Partendo da un’esperienza personale, la nascita della figlia Rita, il regista Angelo Marotta entra nei reparti ospedalieri dove vengono curati e accuditi i nati prematuri: bambini venuti al mondo prima o a cavallo della 37esima settimana di gestazione.
Piccoli così è un operazione (e non un’opera, come capirete leggendo) che rinuncia fin da subito e consapevolmente alle prerogative e alle potenzialità del linguaggio cinematografico. Una scelta forse necessaria che blocca sul nascere ogni astrazione, costringendo lo spettatore a prendere di petto, senza filtri, il soggetto in esame. I neonati protagonisti assieme ai loro genitori sono l’emblema del coraggio e della forza con cui l’essere umano cerca di preservare la sua esistenza anche quando gli eventi gli sono particolarmente avversi. Nascere prematuri significa venire esposti al mondo senza le difese necessarie all’impatto con un ambiente inospitale, ben diverso dal caldo e accogliente ventre materno. Piccoli feti costretti a vivere per oltre un mese dopo la nascita dentro incubatrici, senza che la madre possa trasmettere quella che Wilfred Bion chiamò “rêverie materna”, ovvero il collegamento primario, occhi negli occhi, cuore nel cuore, tra chi dà la vita e chi la riceve. Attraverso il film il regista filtra, e quasi esorcizza, quelle che un tempo furono le sue paure, riprendendo testimonianze dirette dei genitori e dei bambini, ora cresciuti: dai primi momenti, in cui il neonato è poco più che un nanetto cianotico, combattuti con l’amore incondizionato che fa gridare alla bellezza anche dove la bellezza è difficile da scovare se non per l’atto stesso della nascita, fino alla constatazione che, se così deve essere, meglio rimboccarsi le maniche e mettere da parte qualche certezza sulla vita. Piccoli così è un corollario visivo sulle intermittenze dell’esistenza e sulle armi per lenirne le conseguenze: non si tratta di mostrare i volti di chi è riuscito, con fatica, ad affrontare questa sfida, ma di mettere noi di fronte alla fragilità di gesti fondamentali come correre, mangiare, vedere, parlare. Nessuna velleità registica, se non l’inserimento, ormai sempre più comune, di video di famiglia accanto alle riprese in HD effettuate nel presente, e un richiamo al mare, alla madre-acqua. Per questo possiamo parlare, senza paura di fare un torto a chi ha collaborato al progetto, di un’operazione, più che di un’opera, ad uso e consumo degli spettatori, soprattutto di quelle persone direttamente chiamate in causa dai fatti narrati. Risulta perciò comprensibile la scarsissima distribuzione nelle sale perché altri sono i luoghi e i supporti attraverso cui queste immagini possono e devono trasmettere forza e speranza.
Piccoli così [Italia 2014] REGIA Angelo Marotta.
SCENEGGIATURA Angelo Marotta. FOTOGRAFIA Angelo Marotta. MUSICHE Lamberto Macchi.
Documentario, durata 70 minuti.