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L’alba del pianeta delle scimmie (2011)

sabato 16 Maggio, 2015 | di Daniel Paone
L’alba del pianeta delle scimmie (2011)
Film History
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SPECIALE REBOOT
Origine di una saga mai esistita
Un ricercatore alle dipendenze della multinazionale farmaceutica Gen-Sys sperimenta un farmaco contro l’Alzheimer scoprendo uno straordinario aumento nelle funzioni cerebrali delle scimmie sottoposte ai test. Quando il progetto è accantonato, e gli animali coinvolti abbattuti, viene salvato un solo scimpanzé nato con capacità intellettive simili a quelle umane.

Nel 2011, la 20th Century Fox, con un reboot che vorrebbe raccontare la genesi della saga, lancia il settimo capitolo basato sul romanzo Il pianeta delle scimmie di Pierre Boulle. La grande novità viene dagli effetti speciali della Weta Digital di Peter Jackson: non più attori travestiti ma primati digitali, riprodotti attraverso la perfezionata tecnologia performance capture, il sistema che elabora al computer immagini girate sui movimenti degli attori. Lo spettacolare risultato è una maggiore e più realistica espressività delle creature digitali, fondamentale affinché lo scimpanzé Cesare possa diventare protagonista assoluto del film. Il merito va anche ad Andy Serkis (Gollum ne Il signore degli anelli) che lo interpreta ad arte, riproducendone con naturalezza movenze e sentimenti. Rupert Wyatt, al secondo lungometraggio dopo Prison Escape del 2008, può anche contare sugli effetti visivi della computer grafica girata per la prima volta in live action, ovvero non più in studio ma sui luoghi dell’azione. Il tutto gli permette di dirigere con eccezionale efficacia il dinamismo e la fisicità di scimmie, oranghi e gorilla, specialmente durante le sequenze d’azione. Le immagini  degli animali in rivolta sul Golden Gate Bridge e per le strade di San Francisco sono infatti pregevoli così come quelle in cui Cesare si muove per casa e si arrampica nella foresta di sequoie. Tuttavia è difficile parlare di una nuova genesi della saga. L’alba del pianeta delle scimmie riesce a catturare l’attenzione più di quanto non lo avessero fatto i film precedenti ma è uno spettacolo di puro intrattenimento e appare piuttosto dissociato dal film di partenza. Dal barbuto James Franciscus, protagonista de L’altra faccia del pianeta delle scimmie, al volto pulito di James Franco, qui nei panni dell’amico-ricercatore, “l’evoluzione della specie” ha portato a cinque sequel, una serie tv, una serie animata e questo reboot. In realtà, il film di J. Schaffner rimane, ad oggi, l’unica opera realmente significativa. Oltre al valore estetico, Il pianeta delle scimmie è stato uno dei primi film “fantasociologici” ad analizzare le contraddizioni del proprio presente, denunciando la guerra, l’oppressione, il razzismo, il fanatismo religioso. Un mondo di scimmie parlanti era il pretesto per una più ampia riflessione su un futuro dove – dopo anni di evoluzione umana –  la nascita di nuovi regimi totalitari avrebbe potuto portare l’involuzione dell’uomo a bestia. Un film animalista e ambientalista che giocava con ironia attraverso il rovesciamento dei ruoli, ridicolizzava l’orgoglio umano, di cui erano piene anche le scimmie, faceva riflettere sull’intolleranza e l’incapacità di ascoltare, senza pregiudizi, chi veniva ritenuto “essere inferiore”. La sceneggiatura di Amanda Silver, Rick Jaffa e Jamie Moss si limita a raccontare solo una nuova versione degli avvenimenti rispetto a quanto già visto in Fuga dal pianeta delle scimmie e 1999 – Conquista della Terra, dove la nascita di Cesare e la sua leadership tra le scimmie ribelli seguivano dinamiche diverse. Ma al di là delle incongruenze, presenti qui e in tutti i sequel, è piuttosto evidente, e più rilevante, l’assenza di quei riferimenti simbolici contenuti nel memorabile film con Charlton Heston, non a caso preservato nell’archivio del National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Se si esclude lo spazio lasciato a qualche citazione e pochi spunti non sviluppati a dovere, Wyatt non ha alcuna volontà di soffermarsi su i grandi temi offerti dall’originale ne di proporne nuovi in chiave contemporanea (troppo poco l’incauta sperimentazione genetica della multinazionale). La pochezza degli altri sequel era palese. La nuova genesi della prima scimmia parlante sembra più potente ma – come Avatar o l’ultimo King Kong – solo grazie alla sua tecnologia digitale. Quando questa diventerà obsoleta l’attende il “confronto con il proprio destino”.

L’alba del pianeta delle scimmie [Rise of the Planet of the Apes, USA 2011] REGIA Rupert Wyatt.
CAST Andy Serkis, James Franco, Freida Pinto, John Lithgow, Brian Cox.
SCENEGGIATURA Amanda Silver, Rick Jaffa, Jamie Moss. FOTOGRAFIA Andrew Lesnie. MUSICHE Patrick Doyle.
Fantascienza/Azione, durata 105 minuti.

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