Filmmaker International Film Festival, 28 novembre-8 dicembre 2014, Milano
Il cinema sotto l’immagine
Il Filmmaker Film Festival, uno dei più importanti appuntamenti italiani dedicati al documentario, ha inaugurato la sua nuova, ricchissima edizione con Jauja, dell’argentino Lisandro Alonso, film che documentario non è ma apre idealmente le porte a una rassegna votata alla ricerca e al superamento di confini cinematograficamente certi.
In gara all’Un Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes – ma avrebbe meritato il concorso principale al posto del discutibile connazionale Relatos Salvajes – Jauja raccoglie dentro di sé molteplici livelli e suggestioni, ponendo il cineasta argentino di fronte a un film di impianto per la prima volta narrativo, in paradossale controtendenza ai suoi precedenti lavori. Ambientato in una non meglio specificata landa argentina di fine Ottocento, Jauja segue infatti il capitano Gunnar Dinesen nella disperata ricerca della figlia adolescente Ingeborg, fuggita dall’accampamento e tragicamente esposta ai pericoli di una terra abitata da popolazioni indigene, dove un altro soldato, Zaluaga, è impazzito e, novello Kurtz, fa razzia invisibile di tutto e di tutti. La peregrinazione di Dinesen – un ottimo Viggo Mortensen a servizio della poetica di Alonso – diventa ben presto un viaggio ai confini della vita, simbolo di un’intera umanità senza meta, dove ogni immagine e ogni scarto del tempo cinematografico, seppur a servizio di una scarna e dilatata narrazione, sembrano celebrare il mistero fantasmatico dell’immagine, occulto e sfuggente come l’itinerario del protagonista. Del resto è lo stesso formato del film, un 4:3 incastonato in un mascherino che smussa gli angoli dell’inquadratura, a suggerirci la sua stretta vicinanza al primo dagherrotipo fotografico, fondato sul mistero dell’impressione prima ancora che della rappresentazione: il cinema di Alonso è la proiezione di qualcosa che non si vede, e che forse è destinato a rimanere latente, spiritico. Non solo: più Dinesen procede nella sua ricognizione, più spazio e tempo si confondono, lasciando supporre che egli sia rimasto preda di un limbo sospeso tra presente, passato e futuro. Se è impossibile rispondere del nostro destino, allora che cosa tiene viva la vita e la porta avanti? La risposta si dissolve nel cielo stellato di un paesaggio notturno, coagulo mistico che richiama all’abbandono, trasfigurazione western di un viaggio ancora irrisolto, dove il ruolo dell’uomo sembra reificarsi nel vuoto simulacro di un soldatino di legno, che viaggia nel tempo incapace di rendere conto del proprio significato.
Jauja [Id., Argentina 2014] REGIA Lisandro Alonso.
CAST Viggo Mortensen, Diego Roman, Ghita Nørby, Viibjørk Malling Agger.
SCENEGGIATURA Lisandro Alonso, Fabian Casas. FOTOGRAFIA Tilmo Salminen. MUSICHE Viggo Mortensen.
Drammatico, durata 108 minuti.