32° Torino Film Festival, 21-29 novembre 2014, Torino
SPECIALE 32° TORINO FILM FESTIVAL
Controllate sotto il letto e aprite gli armadi
L’Horror non ha (forse) più bisogno di sdoganamenti critici e cinefili, ma rimane comunque evento raro vedere un film di paura selezionato per il concorso principale di un grande festival. Fa eccezione la 32° edizione del Festival di Torino, che ha scelto di presentare tra i quindici film del concorso internazionale The Babadook, dell’australiana Jennifer Kent, confermando così la vicinanza al genere della prima edizione ufficialmente targata Emanuela Martini, esplicita nella sezione After Hours.
The Babadook effettivamente merita di rappresentare il genere nella vetrina ufficiale di un festival, mostrandosi non solo solido, ma anche raggiungendo – nella parte centrale – livelli molto alti per costruzione della tensione, per la rappresentazione di una psicologia in rovina e soprattutto per una certa fondamentale ambiguità di fondo. Ed è un peccato quindi che Kent non abbia giocato benissimo le carte nella resa dei conti finale, dove il film un po’ si accartoccia sfumando gli elementi che avevano costituito il suo fascino fino a quel momento. Il mostro è Babadook, una sorta di uomo nero protagonista di un libro illustrato per bambini che piomba improvvisamente nella vita di una donna, vedova, e del suo bimbo ricco di fantasia e un po’ problematico. La filastrocca/maledizione contenuta nel libro sembra essere ben più concreta e reale di una macabra poesia per bambini, ma in realtà il film vive su una affascinante ambiguità: lo spettatore vive l’ora e mezza nel dubbio se effettivamente l’elemento soprannaturale e fantastico esiste, o se tutto è al contrario frutto della crescente pazzia e della deriva paranoica della madre protagonista (interpretata dalla superba Essie Davis). Questo rende The Babadook un film sotto certi aspetti polanskiano: come in Rosemary’s Baby e ne L’inquilino del terzo piano l’orrore nasce dalla follia e dalla paranoia, e il soprannaturale rimane un dubbio nella mente dello spettatore. Fondamentale nel creare questa inquietante ambiguità è l’abilità del regista nel mostrare il “giusto”, senza essere né troppo esplicito, né troppo avaro. Il gioco funziona alla grande fino al momento più difficile: il finale, dove Kent perde il controllo venendo meno alla linea stilistica e narrativa seguita fino a quel momento, iniziando a mostrare troppo in un improvvisa e mal gestita accelerazione che mina la compattezza dell’opera. L’ultimissima sequenza risistema un po’ le cose, ma rimane un peccato che la conclusione non sia stata gestita bene, perché The Babadook fino a quel momento aveva viaggiato su livelli molto alti, dando anche spunti per riflettere sulle cause di fatti di cronaca neanche tanto rari.
The Babadook [id., Australia 2014] REGIA Jennifer Kent.
CAST Essie Davis, Noah Wieseman, Daniel Henshall, Hayley McElhinney, Barbara West.
SCENEGGIATURA Jennifer Kent. FOTOGRAFIA Radek Ladczuk. MUSICHE Simon Njoo.
Horror, durata 93 minuti.