32° Torino Film Festival, 21-29 novembre 2014, Torino
SPECIALE 32° TORINO FILM FESTIVAL
Padri, figli e fratelli
Raccontare gli emarginati non è semplice, soprattutto quando questi sono parte di una comunità chiusa e in fondo autonoma dal resto della società. È necessario uno sguardo indagatore, e spesso lasciarsi alle spalle ogni tipo di giudizio, soprattutto nella fase preparatoria.
Mange tes morts nasconde dietro un racconto di formazione criminale l’esplorazione relazionale in una comunità Rom, dove tutti i componenti sono in un modo o nell’altro legati da qualche relazione famigliare (fratelli e cugini). L’emulazione è il vero metodo trasmissivo dei compiti, rubare è un atto voluto per sopravvivere e per mantenere uno standard qualitativo necessario per la comunità, moto d’orgoglio per chi decide di rendere questo atto una responsabilità. Jean-Charles Hue, videoartista che da anni convive con questa comunità, eccelle nel tratteggiare senza mai sottolineare le sfumature dei rapporti nei protagonisti. Il ritorno del fratello maggiore Fred, dopo tredici anni di carcere per un omicidio, cosa rappresenta per la collettività, e per il giovane Jason Dorkel? Lui che è un pazzo come lo definiscono i vecchi, ma che è stato anche l’artefice del periodo di maggior benessere grazie alle scorribande passate. È un padre sostitutivo o un semplice il fratello maggiore? Poco importa perché la confusione dei rapporti si allarga anche ad altri componenti, come il cugino Möise che da sempre ha accudito Jason, anche più del terzo fratello, Mickaël, da sempre ostile al più giovane. Una confusione dei rapporti in cui ognuno ricerca nell’altro una figura putativa, non solo padri allora, ma anche figli e questa ricerca si concretizza soprattutto nella dimostrazione di sé. Jason prima del battesimo religioso vuole avere un altro battesimo, mettere a segno il primo colpo organizzato da lui, che sarà al centro della notte che i quattro passeranno assieme. Mange tes morts si divide perfettamente a metà, tra il giorno e la notte, tra la silenziosa descrizione di rapporti sospesi e la notturna scorribanda del gruppetto di ladri. Un cinema che volutamente vuole stare a metà tra un’indagine fatta di silenzi sui rapporti di forza e quello di azioni ed eventi di genere, con annesso inseguimento nel finale. È una pellicola che riesce quasi in toto nei suoi intenti di cinema ibrido, eccetto quando ne fuoriesce un fastidiosissimo lirismo finale che però ci rimanda alla memoria dell’unico vero padre citato nel racconto. Pragmatismo e sospensione convivono Mange tes morts grazie a un equilibrio che sembra quasi non poter far parte di quei pazzi smarriti dentro la macchina sparata nel buio della notte.
Mange tes morts [id., Francia 2014] REGIA Jean-Charles Hue.
CAST Frédéric Dorkel, Jason François, Michael Dauber, Moise Dorkel.
SCENEGGIATURA Jean-Charles Hue, Salvatore Lista. FOTOGRAFIA Jonathan Ricquebourg. MUSICHE Vincent-Marie Bouvot.
Drammatico, durata 94 minuti.