32° Torino Film Festival, 21-29 novembre 2014, Torino
L’aria fredda della provincia
Vi sono film dove gli aspetti formali ed estetici sono così studiati e raffinati da acquisire un valore simbolico che aggiunge e sottolinea in modo sottile ma evidente sensi e significati a tutto il lavoro. Questo sembra essere proprio il caso di La chambre bleue, l’ultima fatica di Mathieu Amalric, presentata al 32° Torino Film Festival.
Tratta da un romanzo di Georges Simenon, l’opera vede al centro Julien e Esther, due amanti che nella provincia francese si vedono clandestinamente ogni settimana in una stanza d’albergo. Quando i loro rispettivi coniugi muoiono, i due vengono accusati d’omicidio. Nonostante la narrazione alterni continuamente gli interrogatori della polizia a Julien con i flashback sulla sua storia d’amore “segreta”, l’elemento “giallo” risulta secondario rispetto all’introspezione psicologica del protagonista e, in parte, alla descrizione della provincia. Infatti, ha complessivamente poca importanza se i due amanti hanno commesso gli omicidi e se Julien dica o meno la verità, ma sono invece rilevanti le sue ragioni e i suoi sentimenti. Il personaggio ha sì un lavoro redditizio, una moglie che lo sostiene, un figlio affettuoso e un bell’appartamento leggermente appartato dalla cittadina, ma al proprio matrimonio manca ogni minimo elemento passionale e romantico, motivo principale di una vita piatta e noiosa, data anche da una città monotona abitata da persone guardinghe e perbeniste. Un quadretto medio-borghese ricco di contraddizioni, come sottolinea figurativamente la regia di Amalric, si pensi per esempio all’arredamento dell’abitazione di Julien e al particolare utilizzo del blu. L’appartamento è grande, moderno e circondato da un paesaggio verde e naturale. Le sue pareti di vetro trasmettono però un’atmosfera fredda e anonima, che “spiega” e riflette le frustrazioni emotive del protagonista. Anche il blu acquista una valenza semantica: prevalentemente situato nei muri della camera d’albergo e dell’aula giudiziaria, tale colore può rappresentare la freddezza e l’austerità della provincia, che osserva gli amanti con occhi rigidi e severi, ma al tempo stesso curiosi, come dimostrano gli sguardi furtivi degli albergatori e un’accusa basata anche sulle impressioni e i pettegolezzi dei cittadini. Ma l’importanza del blu deriva soprattutto dal romanzo di Simenon e testimonia dunque quanto Amalric sia rimasto fedele al testo non solo nei temi e nello svolgimento narrativo, ma anche nel climax generale, realizzato da una regia estremamente attenta alla composizione scenografica e cromatica di ogni inquadratura e al loro potenziale valore simbolico.
La chambre bleue [id., Francia 2014] REGIA Mathieu Amalric.
CAST Mathieu Amalric, Léa Drucker, Stéphanie Cléau, Mona Jaffart, Laurent Poitrenaux.
SCENEGGIATURA Stéphanie Cléau, Mathieu Amalric (tratta dall’omonimo romanzo di Georges Simenon). FOTOGRAFIA Christophe Beaucarne. MUSICHE Grégoire Hetzel.
Drammatico, durata 75 minuti.