SPECIALE RICHARD LINKLATER
Vedere le cose dalla fine
Il nostro punto di vista è privilegiato, è come se osservassimo l’universo dall’esterno, anzi è come se osservassimo un altro universo.Lo spettatore ha un luogo d’osservazione privilegiato davanti allo schermo e osservare una ragazza spostarsi dal proprio posto in treno per andare a sedersi in altro – casualmente vicino ad un altro ragazzo – è un fatto. Un evento che esiste all’interno di un universo con le proprie regole spazio-temporali.
Fondamentalmente questo genere di ragionamento potrebbe esser applicato a qualsiasi pellicola, perché allora applicarlo a Prima dell’alba se non per fare semplice accademismo? Innanzitutto perché la pellicola di Richard Linklater si calibra sulla nostra cognizione reale del tempo mettendoci di fronte alla vertigine di un evento sospeso: Jesse e Céline si rivedranno davvero a distanza di sei mesi dopo aver passato un’intera giornata a Vienna passando da perfetti sconosciuti a innamorati? Questa è una vertigine dettata dal vuoto su cui si affacciava lo spettatore all’epoca, pieno nella speranza che i due potessero continuare la loro storia, un vuoto che oggi non esiste più, quantomeno per uno spettatore consapevole dei due sequel. Se vent’anni fa era possibile provare a guardare nel baratro oscuro del futuro, una vertigine dettata dall’impossibilità di poter sapere e decidere il domani, questo ora viene sostituito dalla consapevolezza che una continuazione c’è; allora gli eventi stessi della narrazione divengono la punteggiatura che delinea il realizzarsi, nella nostra percezione, di un altro universo. La casualità che porta Jesse e Céline ad avvicinarsi in quel treno ha ancora di più il sapore di un gioco beffardo dettato per diletto da un creatore forse inconsapevole, e chissà se Linklater già allora provava il desiderio di tornare a trovare i suoi personaggi in un futuro. Per qualcuno fare un film era in realtà realizzare un documentario sui suoi attori, e tale accezione mai potrebbe essere più paradigmatica per Linklater, ma la domanda che Prima dell’alba genera è: per i suoi attori e spettatori cosa rappresenta? Il tempo, in questo caso specifico, segue un percorso che va ad incidere sulla consapevolezza spettatoriale, non solo sull’aspettativa. Quello di Jesse e Céline è un viaggio che i due alimentano nel loro vagabondaggio viennese temendone la conclusione, ma del resto esso già al principio, in treno, era indissolubilmente legato al movimento spaziale, per poi oltrepassarlo e giungere al piano temporale. I due collassano ma tutto sommato poco importa a chi guarda perché, a posteriori, la consapevolezza non mina la pellicola, nonostante il suo autocompiacimento, dalla sua leggera forza romantica rohmeriana (sia che lo si veda oggi sia che se lo si fosse visto nel 1995), allo stesso tempo la vertigine provata verso il futuro rimane intatta perché esso, per forza di cose, dovrà esser scritto, ancora.
Prima dell’alba [Before Sunrise, USA 1995] REGIA Richard Linklater.
CAST Ethan Hawke, Julie Delpy, Emi Mangold, Dominik Castell.
SCENEGGIATURA Richard Linklater, Kim Krizam. FOTOGRAFIA Lee Daniel. MUSICHE Fred Frith.
Romantico, durata 100 minuti.