Il troppo stroppia
Girl Rising è un documentario, costruito di fatto come una fictionalizzazione della realtà, che mostra nove vite di bambine e giovani donne che si devono confrontare con la realtà di Paesi disagiati o dalla dubbia garanzia dei diritti umani.
Sulla base dei racconti delle protagoniste, degli sceneggiatori provenienti dalla stessa nazione hanno costruito dei brevi racconti, tutti narrati da una voce fuori campo.
Tutto molto bello e condivisibile: apprezzabili le storie, piacevoli le bambine, bravissimi i narratori (tutti attori di primo livello). Tutto talmente carino e commovente che in diverse occasioni si perde il contatto con la realtà che, si suppone, dovrebbe invece essere il soggetto primario del film. Le voci narranti appartengono a personaggi di prima classe, da Meryl Streep a Liam Neeson, passando per Priyanka Chopra e Alicia Keys. Tutti ottimi interpreti, con una persistenza variabile della loro dimensione di “lettori di copione” (a tratti sembra quasi di vederli con il foglio davanti). Peccato però che le voci sospirate che cavalcano la retorica e il patetismo al limite del surreale non siano esattamente l’ideale per un documentario come Girl Rising, che potrebbe convincere molto di più se solo fosse recitato in maniera meno patetica. Intorno al film, comunque, ruota una nobile organizzazione che si occupa proprio di promuovere e aiutare la vita di queste ragazze, nonostante le difficoltà contingenti alla loro atmosfera culturale. Il problema è che, come spesso succede nei documentari su argomenti come questo, il film è caduto nella retorica nel senso più ampio del termine, quella dell’opposizione culturale: quella dei “poveri Paesi del terzo mondo”, quella della cultura occidentale dominante, quella delle “povere bambine che senza noi bianchi evoluti non possono fare niente”. Pur promuovendo nobili cause, si finisce quasi per fomentare le prospettive opposte o imitare un discorso da regina di bellezza, dimenticando quasi totalmente di relativizzare le posizioni di protagoniste e spettatori. Sono comunque apprezzabili le sceneggiature che prendono vita davanti all’occhio della macchina da presa, così come lo sforzo produttivo e creativo generale. È che il troppo stroppia, soprattutto in casi come questo, in cui la giusta misura avrebbe premiato maggiormente lo sforzo complessivo, anche umanitario. Caricare troppo la vena patetica ha reso al film un servizio controproducente, facendo sì che esso risponda in tutto e per tutto alle aspettative di chi prevede un titolo retorico e dai contenuti non proprio innovativi.
Girl Rising [Id., USA 2014] REGIA Richard Robbins.
CAST Cate Blanchett, Selena Gomez, Anne Hathaway, Salma Hayek, Alicia Keys, Chloë Grace Moretz.
SCENEGGIATURA Sooni Taraporevala, Marie Arana, Aminatta Forna. FOTOGRAFIA Steven Piet. MUSICHE Lorne Balfe.
Documentario, 101 minuti