Il re è nudo
Il mattatore di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia è senza dubbio Al Pacino: dopo Manglehorn in concorso, The Humbling di Barry Levinson aggiunge un altro tassello alla “rinascita artistica” dell’attore. I due film sono molto simili per quanto riguarda il ruolo di Pacino, ma bisogna sottolineare che il secondo avrebbe meritato di più di far parte del concorso principale…
Con la vicenda dell’attore Simon Axler che cade in depressione e decide di ritirarsi dal mondo dello spettacolo, Levinson offre a Pacino uno dei ruoli più riusciti degli ultimi anni, e lo obbliga a praticare un’autoanalisi sulla propria figura di mito cinematografico. Aiutato dalle pagine del romanzo di Philip Roth L’umiliazione, da cui è tratto il film, l’ego artistico paciniano divora l’intera pellicola, meritatamente, e si rivela tristemente attuale. Come non pensare durante la visione di The Humbling ai destini di Philip Seymour Hoffman e Robin Williams, stoltamente considerati dal grande pubblico degli dei felici e fortunati, e invece caduti nel buio circolo della depressione? Nel film Pacino viene salvato dall’“amore”, e nasce lo spunto anche per ridere sulla vecchiaia e le situazioni e i personaggi comici che Simon incontrerà durante il suo percorso di vita. Levinson pedina il suo protagonista con l’uso sincero della macchina a mano, lo accompagna per mano e non si permette mai di intralciare le sue azioni con particolari orpelli registici o di montaggio. Conosce le cose che mostra, come spesso ci ha abituato nei suoi tanti ritratti del mondo dello showbiz. Chissà quanto c’è in Simon di Al e quanto di Al in Simon, sta di fatto che il caos che impera nella vita dell’attore è un grido d’allarme per lo spettatore più attento. Una lama infilata nel petto per mostrare/dimostrare di essere vivo, per scagliare nel pubblico ancora la forza di esibire il proprio talento.
È un film classico ma che dialoga apertamente con il contemporaneo, basti pensare che si allinea in pieno con un fil rouge che lega alcune delle pellicole presenti quest’anno al Lido, come Birdman o She’s Funny That Way, ambientati per buona parte nel mondo del teatro, dove l’attore si dona in tutte le sue ossessioni, limiti e crisi esistenziali. Personaggi che vivono un equilibrio precario e che si domandano quale sia il loro posto nel mondo e, in apparenza, dovrebbero essere appagati ma invece sono al limite della propria salute psicofisica. Tutte e tre le pellicole si rifugiano nella commedia per esorcizzare, in qualche modo, le negatività, nella migliore tradizione del cinema intimistico, ma è solo una facciata. Williams e Hoffman hanno cercato di farcelo capire, forse a voce troppo bassa, Pacino lo scongiura attraverso una recitazione schietta e tormentata che lo sottraggono ad ogni “protagonismo” vanitoso.
The Humbling [id., USA 2014] REGIA Barry Levinson.
CAST Al Pacino, Greta Gerwig, Nina Arianda, Dylan Baker.
SCENEGGIATURA Buck Henry, Michal Zebede. FOTOGRAFIA Adam Jandrup. MUSICHE Marcelo Zarvos.
Drammatico/Commedia, durata 112 minuti.