SPECIALE STANLEY KUBRICK
A cavallo della bomba
Uno, due, tre volte Peter Sellers. Che si tratti del colonnello Lionel Mandrake, del presidente americano Merkin Muffley o del paraplegico Dr. Stranamore, le luci sono sempre e comunque puntate sull’attore inglese, unico in grado di strappare l’attenzione del pubblico dalla regia di Stanley Kubrick.
Siamo nel 1964 e partiamo da questa data per raccontare uno dei titoli più lunghi della storia del cinema: Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Stanley Kubrick approda a questa “commedia da incubo” dopo esser diventato uno degli autori più importanti del suo tempo seppur appena 36enne e aver sperimentato, riscrivendoli, una gran quantità di generi: dal romanzo storico di Spartacus alla guerra filosofica di Orizzonti di gloria. Quattro anni più tardi diventerà un’icona con 2001: Odissea nello spazio, ma questa è un’altra storia. La storia del dottor Strangelove, invece, ci catapulta dentro la minaccia della distruzione totale del mondo per mano dell’ordigno “Fine di mondo”, una atomica dalla potenza sovrumana capace di radere al suolo ogni forma di vita. Gli anni sono quelli del post-maccartismo, della Guerra Fredda, del Vietnam: gli abitanti del mondo hanno appena imparato a riaffidarsi al concetto di pace post Seconda Guerra Mondiale che nuovi, terribili scontri si affacciano alla finestra del mondo civile o presunto tale. In questo clima di tensione, a quasi 20 anni dallo sgancio della bomba su Hiroshima e Nagasaki, Kubrick decide di utilizzare l’ironia per mettere in scena l’orrore, affidandosi ad un istrione come Sellers, già suo compagno nel precedente Lolita, al quale consegna letteralmente nelle mani l’incarico di dare un volto all’assurdo. L’assurdo è il generale Ripper, convinto dell’esistenza di un complotto comunista atto a (cito testualmente) “diluire e contaminare ogni nostro umore vitale più prezioso”; l’assurdo sono i kit di sopravvivenza dati ai bombardieri B-52 lanciati in una missione suicida, nei quali non devono mancare gomme da masticare, bibbie, calze di nylon e rossetti; assurda è la telefonata fra i presidenti, sceneggiata come fosse una litigata soft fra marito e moglie. L’assurdo come condizione essenziale per raccontare una storia swiftiana dove la “proposta” è, ironicamente, tanto “modesta” quanto più i fatti ci vengono presentati con l’innocenza e la rassegnazione tipiche di chi sa che il pericolo non può essere in alcun modo fermato. Kubrick costruisce il suo film più complesso puntando sul realismo delle situazioni e degli ambienti (su tutti la sala da guerra del Pentagono), tenendo il pubblico in bilico sul filo della paura con l’appoggio rassicurante del sorriso a denti stretti concesso dal registro dell’assurdo. C’è solo una cosa più assurda dell’immagine di un bombardiere che cavalca una bomba in un film sulla guerra, ed è la guerra stessa.
Il dottor Stranamore [Dr. Strangelove, Gran Bretagna/USA 1964] REGIA Stanley Kubrick.
CAST Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden, Slim Pickens, Keenan Wynn, Peter Bull.
SCENEGGIATURA Stanley Kubrick, Peter George, Terry Southern (tratta dal romanzo Red Alert di Peter George). FOTOGRAFIA Gilbert Taylor. MUSICHE Laurie Johnson.
Guerra/Commedia/Grottesco, durata 93 minuti.