SPECIALE 33° PREMIO SERGIO AMIDEI
Ricostruire la comunità
In concorso nella sezione Orizzonti all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove si è meritatamente aggiudicato il Premio alla Miglior Regia, arriva nelle sale italiane Still Life, opera seconda del produttore indipendente Uberto Pasolini, già autore nel 2007 di Machan – La vera storia di una falsa squadra.
Il film, a fronte di un forte impianto tradizionale a servizio del plot, rivela una messinscena sensibile e una profonda attenzione alla drammaturgia, mettendo in scena una storia che, senza perdere la propria anima fiabesca, sembra intercettare alcuni problemi e contraddizioni comuni a molta società occidentale contemporanea, come la solitudine e la perdita dei riferimenti relazionali, proponendo una vicenda sì lineare, ma coinvolgente e per molti versi inedita. Still Life racconta la vita di John May, funzionario comunale incaricato di provvedere alla sepoltura di persone morte sole o i cui parenti risultino irrintracciabili. Presenza unica e isolata ai funerali dei propri “clienti”, John si lega emotivamente al caso di un defunto suo vicino di quartiere, dando il via a un vero e proprio viaggio nel passato alla ricerca delle persone che hanno fatto parte della sua famiglia o condiviso con lui una parte di vita. Nel tentativo di ricostruire, frammento dopo frammento, relazione dopo relazione, l’ideale corteo funebre per l’ultimo saluto al defunto, John compie su se stesso l’esercizio di aprirsi al mondo e, da uomo meticoloso e ossessivo nella propria patologica solitudine, si abbandona all’emozione dell’incontro con gli altri. Finale inatteso e molto toccante. Un funerale è più utile a onorare la memoria di un defunto, o a ricongiungere le persone che lo hanno affiancato nella vita? Pasolini costruisce una regia lieve e pacata, fatta di lunghi piani fissi e sottile direzione degli attori, secondo un canone di eleganza e umanità coerente alla produzione totalmente britannica del film: non mancano, all’interno del dramma, molti momenti di tenero umorismo, resi possibili dalla straordinaria performance minimalista di Eddie Marsan, finalmente protagonista dopo tanti ruoli da comprimario o caratterista. Ne deriva un film modellato sul grande pubblico ma dotato di profonda delicatezza, sapiente nel dosare gli ingredienti dell’intrattenimento, ma mai ruffiano. Il regista sembra suggerire l’importanza di rivitalizzare, all’interno della società occidentale, quelle dinamiche di relazione e buon vicinato che stanno gradualmente deteriorandosi: in questa prospettiva anche il ruolo delle immagini, e specialmente le immagini declinate al passato – Still Life trabocca di vecchie fotografie – assume una portata fondamentale, permettendoci di viaggiare attraverso il tempo e riconnetterci alla vita degli altri.
Still Life [Id., Gran Bretagna/Italia 2013] REGIA Uberto Pasolini.
CAST Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan.
SCENEGGIATURA Uberto Pasolini. FOTOGRAFIA Stefano Falivene. MUSICHE Rachel Portman.
Drammatico, durata 87 minuti.