ATTENZIONE, SPOILER
Verso un ordine nuovo
“It’s not a joke, you understand that, don’t you?” “Of course it is a joke, just not a very funny one…” Formidabile Tyrion nel riassumere, con un’unica battuta tra il sarcastico e il disperato, il senso degli eventi che lo hanno portato con la testa quasi sulla picca: il gioco della sopravvivenza è il destino non-scelto di tutti gli uomini; se solo le regole fossero diverse, giocare potrebbe anche rivelarsi in parte divertente.
Cose nuove e antiche sotto il sole oscurato dei Sette Regni. La potente famiglia Lannister parte male e conclude anche peggio: due morti eccellenti segnano il declino di un organismo dinastico votato a divorare se stesso. La spettacolarità della fine – godibilissima per occhi esterni, ma l’agonia non sarà stata troppo breve? – del giovane re televisivo più odiato di sempre esaspera fino al punto di non ritorno mal sopiti sentimenti di odio (padre-figlio) e vendetta (sorella-fratello). Sul fronte Stark, le giovani Sansa e Arya si rivelano personaggi dalle evoluzioni tra le più interessanti. Merito delle lezioni di Littlefinger e “the Hound” sul mondo reale: l’innocenza e la pietà sono virtù (apparentemente) inconciliabili con il gioco della sopravvivenza. Lo sa bene John Snow, che della natura umana ha visto il lato abominevole in un susseguirsi di tradimenti e massacri. Un’idea di speranza illumina la storyline dedicata a Brandon e compagni: per il giovane erede di casa Stark (anche se Rickon si troverà pur da qualche parte…) il finale di stagione riserva la promessa di un ruolo nuovo e, forse, decisivo sugli avvenimenti futuri. Venti più favorevoli, seppur ancora molto freddi, per Stannis Baratheon: con un esercito finanziato della Iron Bank di Braavos e trattative in corso con il re oltre la barriera Mance Rayder, il trono di spade riassume i contorni di una conquista ancora perseguibile. Mentre si allontana verso un orizzonte distante per la coraggiosa Daenerys Targaryen, “orfana” del suo (ex) consigliere più fidato, tormentata regina di popoli in rivolta e madre straziata di “figli terribili” costretti in cattività. Una stagione di passaggio la quarta di Game of Thrones, in cui l’ordine costituito si sfalda, importanti relazioni umane giungono al termine, diversi personaggi maturano (senza dare a ciò una connotazione necessariamente positiva), i rapporti di potere si ridefiniscono. Una stagione non sempre fluida nella delineazione episodica delle varie sotto trame, ma con performance esemplari e sequenze memorabili (ep. 2, 6, 8, 10). Una stagione che non lesina nulla sul fronte rappresentazione della violenza e fa dell’impianto scenografico, ancora una volta, un punto di forza della narrazione visiva (ep. 9, in particolare). E il futuro? L’arena dei giochi riaprirà tra circa un anno, per i non-lettori della saga di Martin sono già aperte online le scommesse sulle nuove morti illustri. L’imprevedibilità, poi, alimenterà il piacere dell’attesa. Dopotutto, esiste solo un’unica certezza in Game of Thrones: sapere che per tutti là fuori “the night is dark and full of terrors”…
Il trono di spade [Game of Thrones, USA 2014] IDEATORI David Benioff, D.B. Weiss.
CAST Lena Headey, Emilia Clarke, Peter Dinklage, Nikolaj Coster-Waldau, Aidan Gillen.
Fantasy/Drama, durata 60 min. (episodio), stagioni 4.