Il Cinema Ritrovato, XXVIII Edizione, 28 giugno – 5 luglio 2014, Bologna
Lubitsch docet
L’ultima edizione del Cinema Ritrovato si è conclusa con la riscoperta di uno dei film meno noti diretti dal più celebre regista di commedie: stiamo parlando di The Man I Killed, deviazione nel tono drammatico ed intimista di Ernst Lubitsch.
The Man I Killed è una tappa abbastanza inedita nell’itinerario dell’autore, ma presenta comunque un elemento fondamentale nella poetica del padre della commedia: la centralità della finzione e della recita, alle quali sono costretti a ricorrere i protagonisti. Come, per esempio, i ladri di Mancia competente o il gruppo di teatranti di To Be or Not to Be? anche l’ex soldato francese con la coscienza schiacciata dal peso del coetaneo tedesco da lui ucciso durante la Prima Guerra Mondiale è costretto a recitare una parte per raggiungere il suo obiettivo e per riuscire a superare l’angoscia e il trauma. The Man I Killed è uno dei film più sinceri ed efficaci sugli effetti del primo conflitto mondiale, visti nelle loro conseguenze sull’ex soldato protagonista e sulla famiglia del militare tedesco ucciso. Si mette in scena la devastazione psicologica dei reduci, evidente non solo nel ritratto del protagonista ma anche nella primissima sequenza dove i rumori di una parata militare sono intervallati con le grida di disperazione dei feriti, così come viene rappresentata la sedimentazione dell’odio nelle famiglie coinvolte e, più in generale, negli interi popoli. Una situazione potenzialmente irrisolvibile (e che effettivamente, libri di storia alla mano, sarà così), che si può solo superare, sembra suggerirci Lubitsch, con l’immedesimazione nell’avversario e nell’ex nemico: in altre parole, con la recita e con la finzione. Finzione che quindi qui acquista anche un valore catartico e di rielaborazione del lutto e delle angosce, oltre che di punto di partenza con cui capire la banale ma non ovvia uguaglianza con l’avversario. Potremmo dire che nel film di Lubitsch la finzione acquista quindi un certo valore politico, come motore di pace che partendo dal privato della famiglia può allargarsi a comunità più vaste. Tutto questo in un gran film profondo ed efficace, certamente mesto nel tono, ma in cui il maestro della commedia non rinuncia a regalare, in due-tre scene, divertenti esempi del suo celeberrimo “Lubitsch’s touch”, e a dare una rappresentazione satirica di aspetti della comunità.
The Man I Killed [Broken Lullaby, USA 1932] REGIA Ernst Lubitsch.
CAST Lionel Barrymore, Nancy Carroll, Phillips Holmes, Louise Carter, Lucien Littlefield.
SCENEGGIATURA Samson Raphaelson, Ernest Vajda (tratta dall’omonina pièce teatrale di Maurice Rostand). FOTOGRAFIA Victor Milner. MUSICHE W. Franke Harling.
Drammatico, durata 76 minuti.