SPECIALE CLINT EASTWOOD, II PARTE
Highway star
Prima di dirigere i suoi film più belli, nel primo decennio del nuovo millennio, anticipati qualche anno prima dagli ottimi Bird, Gli spietati, I ponti di Madison County, Eastwood è semplicemente un regista di genere e come tale va valutato.
Gunny è un film bellico, di quel sottogenere di chiara origine fordiana (fordiana proprio come, in questo film, la regia di Eastwood, trasparente, da manuale di grammatica del cinema, e come la scazzottata tra Highway e il maggiore Powers), in cui i combattimenti passano in secondo piano rispetto alla descrizione dei rapporti tra i soldati e alla preparazione della guerra. Un sottogenere che l’immenso Kubrick della prima parte di Full Metal Jacket ha nobilitato, portandolo a livelli estetici altissimi. Ma non c’è coralità in Gunny, c’è il ritratto di un individualista ribelle che deve trasformare i suoi uomini scansafatiche in marines capaci di salvarsi la pelle in tutte le situazioni, e, inoltre, con l’aiuto dell’occhialuto tenente Ring, ma senza troppe difficoltà, dimostrare all’odioso e incompetente Powers che Tom Highway non è secondo a nessuno. Tutto questo mentre cerca di riconquistare la sua ex moglie seguendo i consigli di riviste femminili trovate sul sedile di un pullman! Nel cinema americano degli anni Ottanta, in cui la figura del reduce del Vietnam continua a essere ricorrente (pensiamo a Rambo), Eastwood ne dà la sua versione, con un personaggio non lontano nei modi violenti dal Callaghan già più volte interpretato. Un altro ruolo di duro tutto d’un pezzo per l’attore americano, che solo con Gran Torino riuscirà a prendere definitivamente le distanze dallo stereotipo dell’uomo che non deve chiedere mai, riflettendo sulle sue inevitabili contraddizioni e chiudendo i conti con il suo passato. Il Tom Highway di Gunny, invece, pur essendo a un passo dalla fine della carriera militare, risulta ancora una figura monolitica, che appena lascia trasparire un cuore buono, dietro la scorza impenetrabile da marine che ne ha viste di tutti i colori. Non riusciamo, però, a trovarlo antipatico, anche quando spara addosso ai suoi uomini con l’AK-47, forse perché raramente abbiamo giudicato il valore artistico di un film tenendo conto principalmente della sua ideologia (e il film finisce con una parata militare che più patriottica non si può…), o del comportamento etico dei suoi protagonisti. Con questo criterio, buona parte dei capolavori del cinema americano sarebbero da buttare. E in aggiunta, ci piace molto l’umorismo di Eastwood: freddissimo, si sprigiona dal contrasto tra “coolness”, impassibilità e sarcasmo, da un lato, ed esuberanza, emotività, arroganza degli interlocutori, dall’altro lato. Con quella faccia un po’ così…
Gunny [Heartbreak Ridge, USA 1986] REGIA Clint Eastwood.
CAST Clint Eastwood, Marsha Mason, Everett McGill, Mario Van Peebles.
SCENEGGIATURA James Carabatsos. FOTOGRAFIA Jack N. Green. MUSICHE Lennie Niehaus.
Drammatico/Guerra, durata 130 minuti.