Coinvolgere e non aggiungere nulla
Gesù Cristo, si sa, è una delle figure che più ha colpito l’immaginario e più ha stimolato l’interesse di narratori, autori e registi, fossero essi credenti o meno.
Il cinema, ciclicamente, fin dalle origini (si vedano alcuni film muti di carattere religioso) ha affrontato aspetti della sua vita: che l’abbia fatto con peplum mitologici alla Quo vadis, musical alla Jesus Christ Superstar, racconti iperrealisti e compiaciuti di un protestante alla Mel Gibson, o tormentate e amare riflessioni di un cattolico alla Scorsese, la settima arte ha ciclicamente fatto ricorso ai numerosi spunti biografici e di riflessione forniti dalla figura; e questo senza citare le numerose serie tv. Di solito, dato l’impatto del tema, i film sul Cristo hanno una diffusione e un impatto internazionali, non mancando di sbarcare in un paese dal forte substrato religioso come il nostro. Non è il caso di Son of God dell’americano Christopher Spencer, non ancora distribuito in Italia e in lista d’attesa nei listini dei distributori. Il film si basa sulla miniserie del 2013 The Bible, diretta dallo stesso Spencer e interpretata dal portoghese Diogo Morgado, nel ruolo di Gesù Cristo anche nel film. Basandosi anche su materiali girati per la serie e poi tolti in sede del montaggio, il film, scelta non particolarmente comune, racconta l’intera biografia di Cristo, dalla nascita alla crocifissione, compreso l’epilogo della resurrezione, cercando la strada del “bio-pic”. Per evitare i rischi insiti nel genere di didascalismo, ancor più temibili considerato il soggetto in questione, il regista americano sceglie di affrontare la questione di petto e mostrare i muscoli, con uno stile pompato e veloce, dichiaratamente di genere nell’accezione più immediata e comune del termine. Parte dalla strada tracciata da Mel Gibson e dalla sua Passione, prendendo presto però una direzione diversa, evitando i compiacimenti dell’estetica della violenza iperrealista. Son Of God vuole semmai essere un avvincente film di genere, che vuole coinvolgere con il ritmo fracassone e con tutti i mezzi che mirano ad un’immediata partecipazione dello spettatore, dalla colonna sonora effettistica alla fotografia esaltata dal digitale. Da questo punto di vista, funziona: il film, pur sfiorando la tamarraggine e pur avendo più di un debito visivo con le ricostruzioni tipiche dei documentari stile History Channel, riesce a coinvolgere, con il risultato però di non andare in profondità e di non aggiungere nulla al ricco sottofilone “cristologico”.
Son of God [Id., USA 2013] REGIA Christopher Spencer.
CAST Diogo Morgado, Roma Downey, Amber Rose Revah, Joe Wredden, Darwin Shaw.
SCENEGGIATURA Richard Bedser, Christopher Spencer, Colin Swash, Nic Young. FOTOGRAFIA Rob Goldie. MUSICHE Lorne Balfe, Hans Zimmer.
Biografico, durata 115 minuti.