31 MAGGIO – OMAGGIO A RAINER WERNER FASSBINDER
Solitude standing
Citando le parole più celebri della Ballad of Reading Gaol di Oscar Wilde, Lysiane (Jeanne Moreau), tenutaria del famoso bordello di Brest “La Feria” insieme al marito Nono, canta “Each Man kills the Thing he loves”. Amore e morte sono strettamente connessi, infatti, nell’ultimo, disperato film di Fassbinder, tratto dal romanzo omonimo di Jean Genet.
L’origine letteraria è evidente, sia nella voce fuori campo del narratore onnisciente, che spiega anche i sentimenti dei personaggi, sia nei linguaggio aulico dei dialoghi, quando alla trivialità dei contenuti si sostituiscono sofisticate riflessioni esistenziali. L’effetto è quello di artificio, del set come teatro della vita, e raramente si sono visti cieli dai colori così irreali. La teatralità dell’impianto, che in un grande regista come Fassbinder non diventa mai un difetto, visto che movimenti di macchina e inquadrature sono sempre studiati con attenzione e maestria, è data anche dalla sostanziale unità di tempo e luogo: le azioni del racconto, che tranne per la svolta criminale, quasi noir, del finale procede per accumulo di situazioni, si svolgono quasi sempre sulla nave comandata dal tenente Seblon (un efficacemente delirante Franco Nero), ammiratore del cantore della solitudine Edward Hopper, oppure alla “Feria”. Si accennava poco sopra ai valori formali: Querelle è ancora un film ammirevole non solo per le scelte di regia, per l’alternanza di ieraticità pasoliniana e profondità di campo wyleriana, ma anche per la fotografia, decisiva nel rendere a livello visivo la pesante atmosfera di decadenza in cui sono immersi i personaggi. Il contrasto tra gli elementi più squallidi di un mondo senza scampo, dove i rapporti di forza hanno sempre un risvolto sessuale, e la tensione metafisica delle musiche, che ricordano cori religiosi, conferma la scissione dell’identità tra spinte contrastanti come uno dei temi chiave del film. Ma la tematica principale, e più ricorrente nei dialoghi, è la solitudine, ciò da cui tutti i personaggi cercano invano di fuggire, vero spauracchio per Fassbinder anche nella vita privata. Film di volti e atteggiamenti, ricco di fascino e mistero, cinema prossemico se mai ve n’è stato uno, dove le distanze tra uomini e donne si colmano solo, illusoriamente, nel coito, Querelle può turbare ancora oggi non per quanto è esplicito, ma per la lucida e spassionata freddezza con cui descrive, con sguardo da entomologo, dinamiche relazionali e derive pulsionali mai così attuali, nella società ipersessualizzata di oggi, fondata sul culto di una bellezza tutta di superficie, proprio come quella del protagonista, uomo privo di altre qualità. Angelo dell’Apocalisse o vampiro, Querelle è un Cristo al contrario, che porta alla rovina completa individui già destinati al fallimento. Epocale.
Querelle de Brest [Querelle, Germania/Francia 1982] REGIA Rainer Werner Fassbinder.
CAST Brad Davis, Franco Nero, Jeanne Moreau, Laurent Malet, Hanno Pöschl.
SCENEGGIATURA Rainer Werner Fassbinder, Burkhard Driest (tratta dal romanzo Querelle de Brest di Jean Genet). FOTOGRAFIA Xaver Schwarzenberger, Josef Vavra. MUSICHE Peer Raben.
Drammatico, durata 108 minuti.