DVD – ITALIA 2012
“Gli arcobaleni di altri mondi hanno colori che non so” (F. De André)
La rivelazione più grande del potere cinematografico non rientra tanto nell’“a-ttrarre” o nel “dis-trarre”, ma in un valore ben più alto che, chiaramente, è molto più facile riscontrare in film cosiddetti inediti che in opere puramente commerciali.
Tra i successi non puramente convenzionali troviamo ad esempio Io sono Li, stupenda pellicola del 2011 che ci ha portato a conoscenza dei retroscena della cultura cinese in Italia. Su questa scia di ruolo conoscitivo della settima arte, troviamo l’anno seguente anche Dimmi che destino avrò, presentato nella sezione “Festa Mobile” al Torino Film Festival e diventato subito un trionfo online grazie allo streaming gratuito di Repubblica.it. Il regista sardo Peter Marcias si è sempre distinto per eludersi dalla mera rappresentazione del cinema “di quartiere”, osservando storie in ed extra-territoriali dal punto di vista esclusivamente umano. L’opera in questione da un lato rappresenta un blow-up sulla sua terra d’origine, dall’altro è anche e soprattutto uno sguardo d’oltralpe, in particolare su quella popolazione installatasi in Italia più misconosciuta e denigrata. Alice è una donna rom, rientrata da Parigi nel campo italiano della propria famiglia per via di un accusa di sequestro di persona rivolta al fratello. Esposito è il commissario di polizia della zona, di sangue e spirito sardo, al quale viene affidato l’incarico sul caso. Le loro strade sono destinate ad incrociarsi e in particolare quella dell’uomo a valicare i propri limiti geografici e mentali. Alina in questo caso rappresenta il Virgilio perfetto: portatrice di una sana mentalità interculturale, traghetta Esposito all’interno dell’ideologia nomade e oltre. Il cineasta, infatti, non si concentra tanto nel motivo giudiziario del loro incontro, ma è come se si divertisse a interscambiare (metaforicamente) i primi piani: dapprima un focus sulla cultura rom, poi sul rapporto umano puro ed incondizionato dei protagonisti, infine sul bizzarro ruolo del commissario di allenatore di calcio di una squadretta rom. Eppure tutti e tre gli elementi narrativi finiscono per complementarsi fino alla perfetta risoluzione finale. Certo viene da dubitare sulla scelta di arrestare a nemmeno ottanta i minuti della pellicola, quando si sarebbe potuto approfondire l’evoluzione conoscitiva dei protagonisti. Ma in realtà è nelle mani di Salvatore Cantalupo (alias Commissario Esposito) che si manifesta tutta la potenza narrativa del film, e nelle sue ironiche ma emozionanti interviste agli “atleti”. É proprio questa la magia di cui si parlava al principio: il cinema esprime, esclusivamente attraverso le immagini, tutto quello che politica, religione, (mis)cultura non sono riusciti a dire – e a fare – in tanti anni.
Dimmi che destino avrò [Italia 2012] REGIA Peter Marcius.
CAST Luli Bitri, Salvatore Cantalupo, Andrea Dianetti, Vesna Bajramovic, Fadil Sulejmanovic.
SCENEGGIATURA Gianni Loy. FOTOGRAFIA Alberto Lopez Palacios. MUSICHE Éric Neveux.
Commedia/Drammatico, durata 80 minuti.