31 MAGGIO – OMAGGIO A RAINER WERNER FASSBINDER
In my dreams I’m dying all the time
Il ritratto di una donna fragile e depressa, sospesa tra il suo passato di stella del cinema in epoca nazista e un presente in cui, abbandonata dal suo mondo luccicante, tenta invano di tenere in vita il suo mito e la sua carriera, seppur soggiogata dalla morfina e da una psichiatra approfittatrice.
Al suo penultimo film Fassbinder non ha paura di confrontarsi apertamente con uno dei capolavori della storia del cinema, Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder. Tuttavia il fascino maledetto e decadente della sua Veronika Voss nulla può contro la grandezza patologica, solenne e fantasmatica a un tempo, dell’indimenticabile Norma Desmond. Scelta una fonte d’ispirazione irraggiungibile, Fassbinder sembra perdersi tra le pieghe di una trama dagli sviluppi noir che non sorprende, cadendo a volte nei cliché del genere. Peccato non sia approfondito il passato della protagonista, il suo legame con gli uomini e l’apparato culturale del regime nazista. Tutto si riduce a un’ipocrita femme (poco) fatale, una tossicomane manipolata da una psichiatra virago interessata non a curarla, ma ad appropriarsi di ciò che resta del suo patrimonio. Il giornalista sportivo Robert, improvvisatosi detective per amore dell’algida e volubile Veronika, si batterà inutilmente per salvarla dal suo destino di consapevole autodistruzione. Il cinema è solo semplice sfondo e la polvere di stelle si accumula lontano dalla protagonista; il Sunset Boulevard, dopo essere stato evocato, rimane vuoto e inesplorato. Coadiuvata dalla splendida fotografia di Xaver Schwarzenberger, che gioca con luci e ombre ed esalta i contrasti cromatici del bianco e nero, la regia di Fassbinder è formalmente ineccepibile, come dimostrano ad esempio le insistite inquadrature dal basso dei personaggi, perfette nell’accentuare il senso di oppressiva fatalità che pervade la scena. Altrettanto apprezzabile la coerenza del regista nello sposare la causa dei perdenti, in un apologo della sconfitta che non lascia spazio a forzati riscatti sul finale. Non c’è salvezza, il tempo dei sogni è finito, la bramosia umana vince su amore e giustizia. Tuttavia la sensazione di fondo è che l’interesse per Veronika Voss risieda più nell’aura maudite del suo regista tormentato (che morirà per overdose lo stesso anno dell’uscita del film), che non nel valore di una pellicola che, al di là dell’illustre e inavvicinabile riferimento, finisce, anche solo come racconto noir, per non entrare nell’immaginario dello spettatore.
Veronika Voss [Die Sehnsucht der Veronika Voss, Germania Ovest 1982] REGIA Rainer Werner Fassbinder.
CAST Rosel Zech, Hilmar Thate, Annemarie Duringer, Cornelia Froboess, Gunther Kaufmann.
SCENEGGIATURA Ranier Werner Fassbinder, Pea Frohlich, Peter Marthesheimer. FOTOGRAFIA Xaver Schwarzenberger. MUSICHE Peer Raben.
Drammatico, durata 104 minuti.