SPECIALE DAVID CRONENBERG, II PARTE
“Homo homini lupus” (Thomas Hobbes)
Gli inquilini di un lussuoso stabile vengono progressivamente contagiati da un parassita dalla forma fecale originariamente creato in laboratorio al fine di disinibire i comportamenti umani da quell’eccesso di cerebralità che molto spesso li condiziona. Il risultato che ne consegue è una forte ondata di violenza tra i corpi ospitanti, i quali diventano vittime di uno spasmodico appetito sessuale che azzera in loro ogni freno inibitorio.
Girato a Montreal con un budget di soli 179.000 dollari e premiato al Sitges Film Festival per la Miglior Regia, il film che ha consacrato David Cronenberg a livello internazionale è assai paradigmatico nel tratteggiare le tematiche di fondo del cineasta canadese. Destabilizzante e minimalista, la riflessione di base su cui poggia Il demone sotto la pelle, e gran parte della futura produzione cinematografica di Cronenberg, è una corrosiva critica ad un qualsiasi sistema di controllo e manipolazione sull’essere umano, in questo caso incarnato dalle nefandezze della ricerca medica e delle sue sperimentazioni estreme. Tale critica, inoltre, serve al cineasta canadese come punto di riferimento per una sua più ampia e personale indagine sul corpo, sia esso entità organica vera e propria, sia esso veicolo di (auto)condizionamenti psichici. In particolare, gli effetti di alcune delle pulsioni più insite nell’essere umano, quali l’appetito sessuale e gli istinti violenti, trovano ne Il demone sotto la pelle una perfetta metafora proprio nella mutazione corporea. Il corpo contagiato, dunque, si fa mera esteriorizzazione di quell’eccesso di follia che alberga in ognuno di noi fino a trasudare da ogni poro sotto la forma di un parassita dalle fattezze immonde e che si trasmette per via sessuale. Ecco allora che l’atto carnale non è tanto da vedersi come mezzo attraverso cui appagare i propri sensi, quanto piuttosto come vettore esclusivo attraverso cui propagare il più abietto istinto distruttivo tipico dell’essere umano. Una visione del tutto pessimistica, dunque, quella trasposta dal cinema fenomenologico cronenberghiano, dove il corpo diviene unicamente motivo di contagio e trasmissione di devianze e pulsioni orrorifiche. Il finale a sfondo apocalittico con i contaminati che si allontanano in auto verso la città, allora, trova in quest’ultima considerazione una concreta spiegazione. La rovina maggiore per l’umanità è l’umanità stessa, in quanto perennemente alimentata dal parassita della follia e per tale motivo sempre soggetta al precario mutamento dell’equilibrio di base.
Il demone sotto la pelle [Shivers, Canada 1975] REGIA David Cronenberg.
CAST Paul Hampton, Joe Silver, Lynn Lowry, Barbara Steele.
SCENEGGIATURA David Cronenberg. FOTOGRAFIA Robert Saad. MUSICHE Fred Mollin.
Horror, durata 88 minuti.