SPECIALE DAVID CRONENBERG
“Ho una visione dell’Oriente”
Pechino, 1964. René Gallimard, contabile presso l’ambasciata francese, assiste alla performance di alcune arie della Madama Butterfly di Puccini e s’invaghisce perdutamente dell’androgina cantante lirica che interpreta il ruolo della protagonista. I due intraprendono una travagliata relazione amorosa che porterà alla distruzione completa di entrambi.
Basato su una pièce teatrale di David Henry Hwang e liberamente tratto da una cause célèbre scoppiata in Francia nel 1986, l’undicesima fatica registica di David Cronenberg arricchisce l’assioma eros/thanatos tipico dell’opera pucciniana con tematiche prettamente esistenzialiste, quali il perenne dualismo tra ciò che è reale e ciò che si percepisce come tale. Chiuso in una gabbia di preconcetti, Gallimard non comprende – ma soprattutto non vuole comprendere – che dietro al paravento dove sfilano le ombre cinesi di una Madama Butterfly meramente idealizzata, si cela il crudo volto della nuova ideologia maoista emergente. Quest’ultima è freddamente incarnata dalla stessa Song Liling, la quale in realtà non è altro che un uomo al servizio dello spionaggio locale ingaggiato per carpire segreti militari sulla guerra in Vietnam. Ed è a questo punto della storia che il film di Cronenberg si tinge di connotazioni fortemente melodrammatiche. La maschera della sottomissione tipica dell’amante orientale e magistralmente messa in scena da Song Liling nei confronti di Gallimard, che qui assurge a simbolo di un’egocentrica sub-cultura imperialista occidentale che basa il suo modus operandi sulle preconoscenze di una cultura millenaria, porterà lo stesso diplomatico alla completa perdita di una qualsiasi lungimiranza geopolitica nei confronti del popolo ospitante ed alla conseguente perdita di ogni credibilità agli occhi dei suoi colleghi d’ambasciata. I movimenti studenteschi del 1968 in Cina e l’instaurazione del regime maoista spazzeranno via ogni briciolo di certezza in René, che si ritroverà costretto a fare il corriere diplomatico per una cultura solo all’apparenza “colonizzata” e conseguentemente accusato di alto tradimento dallo stato francese. In pieno coup de théâtre, termina il sogno utopistico di Gallimard. All’interno di una prigione parigina ed inconsapevole vittima di un meccanismo di perenni mutamenti storici ai quali il diplomatico non sa più dare una spiegazione, altro non resta a René che una sua personale interpretazione della Madama Butterfly. Non sono i sentimenti di vergogna e disonore tipici dell’eroina pucciniana i motivi che portano l’uomo a togliersi la vita, quanto piuttosto la perdita di un mondo così tanto agognato, idealizzato e mai afferrato.
M. Butterfly [id., USA 1993] REGIA David Cronenberg.
CAST Jeremy Irons, John Lone, Barbara Sukowa, Ian Richardson.
SCENEGGIATURA David Henry Hwang. FOTOGRAFIA Peter Suschitzky. MUSICHE Howard Shore.
Drammatico, durata 101 minuti.