Festival di Cannes, dal 14 al 25 maggio 2014, Cannes (Francia)
Dancing Queen
Angélique è una donna che ha raggiunto ormai la sua decadenza: ex spogliarellista e donna dalle mille avventure, continua a lavorare nel cabaret di sempre, posto sulla frontiera tra Francia e Germania.
Ammaliare gli uomini è sempre stato il suo lavoro, ma tutte le certezze della sua vita vengono messe in dubbio quando un uomo le chiede di sposarlo. Interpreti impeccabili e sceneggiatura (scritta dallo stesso trio di registi Amachoukeli, Theis e Burger) convincente sarebbero già abbastanza per allontanare questo film dai soliti racconti patetici e ridondanti riguardo alla bellezza effimera e dintorni. Lo squallore di certi ambienti e la fugacità del proprio splendore hanno sempre dato luogo a molti racconti, ma Party Girl se ne discosta. Non è solo un resoconto amaro dei tempi che furono, non solo un affresco composito di umanità varia, ma anche una riflessione sociologica (quasi etnica) a proposito delle popolazioni frontaliere. Il tema non è mai affrontato in maniera esplicita, se non in un paio di scambi di battute e nell’uso di uno spiccato bilinguismo (francese e tedesco). Eppure questa analisi di sottofondo c’è e si sente. Il ritratto stesso della protagonista è reso in maniera così convincente da far dimenticare alcune sbavature diegetiche. La fatiscenza pirandelliana di un corpo che ha vissuto forse troppo si fonda con la realtà sfaccettata della vita che contrappone la famiglia biologica a quella lavorativa o elettiva. Così il ritratto risulta ricco, ma non forzato, diverso da quello sforzo continuo che tanto sembra penalizzare il cinema di Ferzan Ozpetek. Presentato nella sezione “Un Certain Regard” di Cannes 2014, Party Girl mantiene le promesse fatte dal titolo. Una storia che parla di solitudine è la vera protagonista del film, insieme a quella di una donna, ormai sfiorita, che non riesce a trovare un equilibrio efficiente per vivere con se stessa. Il segreto del film, forse, sta proprio in questo: pur non essendo esente da difetti e momenti di calo (eccessivo) di tensione, Party Girl si discosta dalla retorica del ritratto monografico di un personaggio, contemplando le diverse sfaccettature delle realtà che influenzano le nostre personalità e delle quali basta la comparsa sullo schermo per rendersi esplicite, senza bisogno di inutili insistenze. Dettagli e immediatezza sono le carte vincenti di film come questo.
Party Girl [id., Francia 2014] REGIA Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis.
CAST Angelique Litzenburger, Joseph Bour, Mario Theis, Samuel Theis.
SCENEGGIATURA M. Amachoukeli, C. Burger, S. Theis. FOTOGRAFIA Julien Poupard. MUSICHE Nicolas Weil, Sylvain Ohrel, Alexandre Lier.
Drammatico, durata 95 minuti.