SPECIALE CARLO MAZZACURATI
L’uomo e il territorio
C’è, nel cinema di Carlo Mazzacurati, una rispettosa fedeltà ai luoghi, un legame e un radicamento che, senza dotarsi di tensioni documentaristiche – vedi il bel Piccola patria di Alessandro Rossetto – cercano ugualmente nel paesaggio la verità di una condizione umana, la cifra della regressione di un intero Paese.
La giusta distanza, suo terzultimo film di finzione, è moltissime cose ma anzitutto questa: utilizzare il Delta del Po come una tavolozza in cui sovrapporre realtà e finzione, artificio e senso di appartenenza, sottraendosi da qualsivoglia principio di territorialità e tuttavia attivando la riconoscibilità del Polesine – morbidamente fotografato da Luca Bigazzi – come sorta di “sovraluogo universale”. Chiunque può leggere, nella provincia di Mazzacurati, il vuoto profondo e le difficoltà di relazione comuni a tutta la grande provincia, senza tuttavia sentire depersonalizzato lo sguardo del suo autore, senza perdere cioè il legame profondo che esiste tra il territorio e le psicologie degli uomini che lo abitano. Così l’arrivo di Mara, giovane supplente bella e emancipata, in un paesino immaginario alle foci del Po, mette in moto una parabola narrativa a più punti di vista incrociati: per il diciottenne Giovanni, aspirante giornalista, si tratta di un fondamentale momento di formazione; per il meccanico tunisino Hassan, di una vera e propria storia d’amore. Ma è tutto il paese, segnato da rituali pigri e irrisolti, a manifestare un’irrequieta fascinazione per la nuova arrivata, tradendo definitivamente le proprio istanze maschiliste, razziste, tutte le tare culturali che la bellezza e la vitalità di Mara mettono alla prova. Quando la ragazza viene trovata uccisa, il film assume le tinte del giallo di investigazione, chiamando in causa il talento di Giovanni nel salvare Hassan dalle accuse di omicidio e individuare il vero colpevole. Film di luoghi e atmosfere, quello di Mazzacurati è anche una bella galleria di attori italiani, tra cui spiccano l’onestà di Giovanni Capovilla, l’istinto di Valentina Lodovini, i “caratteri” di Giuseppe Battiston e Fabrizio Bentivoglio. La giusta distanza del titolo è un principio deontologico non scritto della pratica giornalistica: impone un equilibrio consapevole tra l’indifferenza di chi riporta notizie per banale mestiere e il pathos inadeguato di chi se ne lascia travolgere. È anche – e questo Giovanni lo impara molto presto – una scusa molto comoda per non sporcarsi troppo le mani e la coscienza, in una società che ha individuato con largo anticipo i propri colpevoli.
La giusta distanza [Italia 2007] REGIA Carlo Mazzacurati.
CAST Giovanni Capovilla, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston, Ahmed Hafiene, Fabrizio Bentivoglio.
SCENEGGIATURA Doriana Leondeff, Carlo Mazzacurati, Marco Pettenello, Claudio Piersanti. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Tin Hat Trio.
Drammatico, durata 106 minuti.